Il mare della provincia di Catania offre un luogo meraviglioso e a dir poco incantevole, a metà strada tra Catania e Acireale. Stiamo parlando del grande borgo marinaro di Aci Trezza, frazione appartenente al Comune di Aci Castello e alla Riviera dei Ciclopi.
La storia
La sua storia ha radici antiche ed è legata al mito di Polifemo che gettò quei macigni di pietra, i faraglioni, nel tentativo di affondare le imbarcazioni sulle quali gli uomini di Ulisse si allontanavano dall’isola. Ma la sua storia reale dice che Aci Trezza era il cuore dell’antica città siceliota di Xiphonia e che al tempo dei romani divenne un luogo d’approdo.
Il paese però venne fondato alla fine del Seicento da Stefano Riggio, proprietario di Aci S.Antonio e Aci S.Filippo, che inizialmente ne fece un punto di approdo marittimo privato, dato che rappresentava l’unico sbocco al mare del suo feudo. Dopo il terremoto del 1693 Stefano Riggio gestì il luogo fino al 1678 e da quel momento cambiò diversi proprietari fino alla gestione di Giuseppe Riggio Grugno, terminata nel 1792. Nel 1820, otto anni dopo la fine del feudalesimo in Sicilia, lo stesso Giuseppe Riggio Grugno venne decapitato a Palermo.
L’azione del Centro Studi Acitrezza cominciata dai basalti colonnari
Negli anni successivi comunque i terreni furono gestiti dai giurati catenoti e dal barone Pennisi fino all’accorpamento al Comune di Aci Castello nel 1828. Adesso è uno dei centri più gettonati in estate e conta diverse strutture ricettive, ma c’è anche chi si occupa della valorizzazione di questo luogo. Il presidente del Centro Studi Acitrezza, Antonio Castorina, ha illustrato alcuni punti cardine degli obiettivi di questa associazione.
«Noi cerchiamo di valorizzare Aci Trezza – ha detto Castorina – anche per chi ci abita, perché è fondamentale che gli abitanti conoscano il proprio paese. Il lavoro nostro è di riscoperta storica e delle tradizioni. Abbiamo anche un legame affettivo con l’area dei basalti colonnari perché la prima iniziativa che abbiamo organizzato fu per la decementificazione dei basalti colonnari, in quanto quell’area era ricoperta dal cemento dagli anni ’70, nel 2002 abbiamo iniziato la raccolta firme e l’inaugurazione del sito è avvenuta nel 2010. Abbiamo fatto riconoscere l’area attorno come spazio simbolico due anni fa dalla Regione Siciliana».
Il cantiere Rodolico, le isole, ma si spera in un lungomare unito
Anche il Cantiere Rodolico, di proprietà della famiglia Rodolico, mastri d’ascia, ovvero costruttori di barche, ha la sua importanza all’interno del paese.
«Mantenere la struttura del cantiere, con il lavoro di restauro delle barche in legno, permette di mantenere le barche in legno e quindi di non snaturare la zona. Le barche in legno fanno da spina dorsale di questo spazio simbolico. Da oltre 10 anni collaboriamo con l’Università di Catania per preservare l’area delle Isole Ciclopi e dell’Isola Lachea. Abbiamo organizzato delle iniziative culturali legate a esse, come il concerto d’arpa organizzato con Ginevra Gigli nel 2017 sull’Isola Lachea, ma anche nella terraferma per avvicinare la popolazione. Spesso si pensa alla mitologia, ma Aci Trezza fu fondata da Stefano Riggio per avere uno scalo marittimo ed è cominciata un’epopea che è passata da I Malavoglia a La Terra Trema».
Il lungomare di Aci Trezza è però separato da quello di Aci Castello, ma «stiamo spingendo assieme al Comune di Aci Castello affinché questa situazione si risolva e diventi una grande opportunità per i turisti e per tutti per raggiungere entrambi i paesi via mare».