Villa Romana del Casale: non solo mosaici

di Giuliano Spina

I tesori artistici della nostra Isola non smettono mai di stupirci per la loro storia e per i segreti che nascondono. Ci troviamo nella parte centrale della Sicilia e a Piazza Armerina, in provincia di Enna. Il gioiello artistico è la Villa Romana del Casale, un edificio abitativo di età tardo-antica a quattro chilometri dal centro storico del paese e noto a tutti per i mosaici, ma non solo.

La storia

La villa venne scoperta in pieno Novecento, con l’archeologo marchigiano Gino Vinicio Gentili che cominciò l’esplorazione nel 1950 dopo diverse segnalazioni da parte degli abitanti del posto. Da allora le ricerche e le indagini andarono avanti fino a quando si scoprì che il periodo storico in cui la costruzione della villa potesse essere collocata era quello compreso fra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C., grazie alla scoperta della tecnica di costruzione delle volte in tubi fittili presente in alcune aree della villa.

La guida turistica Luisa Gardali ha illustrato quali sono le particolarità artistiche della villa, che non si fermano certamente ai mosaici, e come gli studi vadano avanti ancora oggi.

«La villa risale tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C. – ha spiegato la Gardali –. Ci sono stati degli scavi fatti nell’ultimo periodo, ma si sta attendendo un finanziamento per poterli riportare alla luce, fare un percorso e sistemarne le coperture. La parte visitabile comprende circa 4mila metri quadrati di mosaico». 

Chi era il padrone?

Ma un’altra particolarità è che «non si conosce l’identità del padrone di casa di questa villa, il mistero più grande che avvolge la villa. In 4mila metri quadri di mosaico non ci sono indicazioni sul viso di questa persona o qualcosa che possa contraddistinguere questo signore, che sicuramente doveva essere un latifondista, un ricco romano che venne qui nel controllo dell’agricoltura del grano e dei cereali».

I mosaici unici al mondo

I mosaici sono comunque unici al mondo «perché per la datazione di edificazione si ritrovano con il tentativo della prospettiva, le luci, le ombre e la tridimensionalità, quest’ultima caratteristica che ci fa capire che i mosaicisti erano originari del nord Africa. La villa può essere comunque studiata da tanti punti di vista, a cominciare al mistero del proprietario per poi andare verso la varietà di costumi rappresentati nel pavimento, non solo maschili, ma anche femminili, fino a tutto il mondo animale, come pesci, animali selvatici e domestici, volatili. A ciò si aggiunge la ricchezza della mitologia, con la lettura del mosaico pavimentale».

Una villa all’aperto troppo esposta

Da un punto di vista archeologico troviamo «le fondamenta delle terme, che sono state evidenziate e che adesso sono tutte praticabili. Sono state ritrovate due giare e alcune macine in pietra lavica tra i reperti. Essendo un’area vastissima e in gran parte aperta, soprattutto nel peristilio, vi sono tantissimi piccioni che con i loro escrementi danneggiano i mosaici e rendono difficoltosa la visita della villa. Una cosa che attira molto l’attenzione dei visitatori sono le ragazze in posa ginnica nei mosaici».