L’Ottava di Etna Book, una sorta di prosecuzione della rassegna di libri tenutasi a Catania dal 21 al 25 sulla scia dell’Ottava della Festa di S.Agata, ha visto nel pomeriggio di ieri alla libreria Mondadori di via Gabriele D’Annunzio la presentazione del libro Col buio me la vedo io di Anna Mallamo, scrittrice reggina di nascita, ma residente a Messina e per sua stessa definizione strettese, ovvero dello Stretto.
All’incontro, introdotto dallo scrittore e giornalista Cirino Cristaldi, presidente di Etna Book, che ha sottolineato come sia bello portare cultura a Catania nonostante le persistenti difficoltà nel farlo, ha partecipato, oltre all’autrice del libro, molto lieta di presentare questa sua nuova creatura, la scrittrice catanese Elvira Seminara nelle vesti di intervistatrice.
Le vicende di una giovane adolescente a Reggio Calabria
Il contenuto del libro è molto profondo, in quanto narra le vicende di una ragazza 16enne, Lucia Carbone (in una sorta di ossimoro tra la luce e il carbone), che vive il periodo dei moti di Reggio Calabria, la nota sommossa popolare avvenuta tra luglio 1970 e febbraio 1971 per via dell’assegnazione del ruolo di capoluogo a Catanzaro, e le due guerre di ndrangheta dello stesso decennio. La protagonista, nel pieno dell’età adolescenziale, vive il passaggio dall’età dell’innocenza a quella della consapevolezza nella sua stanza a Reggio.
Durante l’incontro Elvira Seminara ha letto alcuni estratti del libro e ha posto in seguito delle domande all’autrice, che ha risposto ricordando soprattutto come nell’ambito delle due guerre di ndrangheta ci furono oltre mille morti e come quando si vive a Reggio si pensi sempre alla stessa ndrangheta, la frontiera e le ecomafie. Questa immagine viene però offuscata pensando al fatto che negli anni ’80 Reggio faceva una vita normale, con i paninari e ascoltando la musica del periodo.
La voglia della comunità reggina di auto proteggersi da alcune dinamiche
La comunità reggina però secondo Anna non ha ancora elaborato determinate cose e ci si chiede sempre quale sia il rapporto fra la città e la sua ombra. Ma al contempo la soglia tra l’ombra e la città si può attraversare e ognuno di noi è fatto di paesaggi che vive.
In un estratto del libro inoltre la protagonista e la sua amica Beatrice vedono il corpo di un uomo appena ucciso. Mentre però si attende che arrivi il magistrato di turno il bar di fronte al quale è stato ucciso l’uomo continua a funzionare come se niente fosse accaduto. Questo episodio fa capire come certe comunità stiano zitte davanti a certi fatti non per indifferenza, bensì per auto protezione e per esorcizzare determinati mali, come a pensare di stare distante da certe realtà perché si sa che non ci appartengono.
A margine dell’incontro Elvira Seminara ha sottolineato: «Per me il punto di forza è la scrittura, perché credo che la letteratura si fondi sulla ricerca, sulla lingua, sulla parola e sul montaggio. In un romanzo non c’è un valore rispetto a questi e la capacità di Anna è quella di forgiare una lingua nuova. Nel passaggio alla vita adulta si acquista una consapevolezza maggiore del reale. Non è un romanzo di formazione, ma di trasformazione».