Abbiamo già parlato delle donna de fora. Ma avete mai sentito parlare delle animulari siciliane?
Sono le mogli dei marinari, streghe siciliane in grado al loro passaggio di scatenare trombe marine. Le animulari appartengono alla Sicilia occidentale, in particolare alle zone del trapanese e dell’agrigentino.
Di bell’aspetto ma anche mostruose donne intente a rattoppare le reti da pesca. Pare che abbiano venduto la loro anima al diavolo. Conducono una vita ordinaria, quella di una tipica moglie di un marinaio siciliano, dedita alla casa e alle faccende domestiche. Di notte però le animulari, proprio come le donne de fora, escono da casa anche attraverso il buco delle serrature. Una fuga che avviene sempre di notte quando queste streghe si riuniscono per danzare nel buio e per organizzare i loro malefici. Vengono chiamate anche “donne di ventu” perché è proprio da questo che sono trasportate. Leggere, trasparenti, scompigliate, irruenti, frenetiche. Proprio come il vento, come le trombe d’aria, hanno il potere di distruggere tutto. Dopo aver trascorso la notte fuori rientrano nei loro letti, infreddolite, accanto ai loro mariti che prontamente le riscalderanno.
Ma cosa organizzano realmente le animulari siciliane? Sotto richiesta preparano fatture e malefici. Lo fanno ad esempio attraverso pupazzi e spilli. Una delle loro prerogative è quella di punire i mariti traditori.
A raccontarci delle animulari e in generale delle streghe siciliane è stato Giuseppe Pitré, uno dei primi scrittori ad aver raccontato le tradizioni popolari siciliane. Sono racconti che ancora oggi ci capita di sentire creando mistero, stupore, curiosità. A riprendere i racconti di Pirré, la casa editrice Rossomalpelo Edizione con la collana “Mirabilia” curata dal giornalista e scrittore Rossano Battiato. Sono libri tascabili, economici, il cui intento è far rivivere ai lettori la parte oscura dell”isola, quella più misteriosa. Tra i libri della collana troviamo anche “Streghe siciliane”. E’ la raccolta di episodi e pratiche di stregoneria. Sono racconti sulla tradizione orale e le opere di Giuseppe Pitré (in particolare un capitolo sugli Esseri soprannaturali e meravigliosi). Come diventare streghe, come legare a se un uomo o come disfarsi di un uomo. A curare il libro è stata Lucia Pirrello.
«E’ un vademecum sulla figura della strega siciliana. Come si diventa streghe, come liberarsi delle fatture o come realizzarle. Molto interessanti sono i malefici, spesso legare qualcuno in ambito amoroso e sentimentale. C’è un aneddoto ad esempio che riguarda la zona di Agrigento. La donna che vuole disfarsi di un uomo che l’ha offesa deve portare alla strega una gallina e un pezzo di stoffa usato dall’uomo. La strega seppellirà entrambi sotto un albero di figo. Più la gallina morta diventerà putrida più quell’uomo si ammalerà. In realtà le streghe non sono esseri cattive. E’ più la cattiveria delle persone che a loro si rivolgono a sconvolgere. Io credo nei racconti di Pitré. Sono racconti che mi ricordano quelli di mia madre o di mia nonna».
Tremate tremate, le streghe sono tornate.