Fermo Spolino e Lucia Zarella: i Renzo e Lucia della prima edizione dei Promessi Sposi prima che Alessandro Manzoni possa “sciaquare i panni in Arno” erano dei personaggi completamente diversi. Un po’ cupi, forse fin troppo umani. L’epurazione linguistica compiuta dallo scrittore è andata di pari passo con lo sfoltimento dei tanti, tantissimi capitoli che “Fermo e Lucia” prevedeva.
Rosso Malpelo edizioni, la casa editrice indipendente catanese, è voluta andare oltre raccontando il primo romanzo storico della letteratura italiana sempre taciuto. Fermo e Lucia riacquistano il proprio ruolo, ma vivono in una dimensione gotica omaggio dei disegni di Silvia Percolla. Giovanissima illustratrice, si è laureata all’Accademia delle Belle Arti di Catania per poi volare a Bologna dove sta studiando per la specialistica.
L’interesse per l’elemento naturale è nato proprio osservando la sua Sicilia con i suoi paesaggi inesplorati e selvaggi. Poi la ricerca dell’illustratrice 22enne si è concentrata sulle persone e sul grottesco abbracciando appieno la proposta di Rosso Malpelo, con la quale Silvia Percolla aveva già pubblicato un piccolo fumetto“Un sogno e due ruote”.
Renzo e Lucia hanno cambiato lavanderia
Via le certezze: scorre del veleno nei pressi dello sbocco del fiume Adda. “I promessi sposi” hanno cambiato lavanderia e rimangono intrappolati in Fermo e Lucia.
«Il romanzo si configura come una raccolta di scene tagliate dei “Promessi sposi”, le più cupe ed agghiaccianti che il Manzoni ha deciso di eliminare – ci racconta Silvia – . Ci sono, volutamente, dei lati dei personaggi manzioniani che sono stati cancellati e questo rende in realtà molto più difficile comprenderne la vera essenza».
«Lucia, ad esempio, è una persona estremamente insicura che non riesce a mantenere un vero e proprio contatto con la realtà, con il mondo esterno. Alla fine del romanzo si chiede che senso ha abbia avuto tutto ciò che le è successo: ma le cose cattive capitano e non ci sono dei perchè. Al contrario Fermo appare come il più consapevole poichè ha compreso la sua morale. La prima edizione contiene anche scene terrificanti come quella di Don Rodrigo che vedere Lucia nel lazzaretto e nel tentivo di schiantarsi verso di loro in groppa ad un cavallo, cade e muore. Manzoni nel “Fermo e Lucia” fa emergere questi lati un po’ più popolari, è come se delineasse delle sagome di una soap opera».
Manzoni è l’uomo delle “cose non dette”
Le descrizioni di Alessandro Manzoni sono dettagliatissime, tanto da tirare il lettore dentro la storia e farlo partecipare alla “Rivolta del pane” tra le strade di Milano quell’11 novembre del 1628.
«Mi sono attenuta alle minuziose parole del Manzoni, cercando di accentuarne l’umorismo: sono personaggi troppo estremi per prenderli seriamente. Ho giocato sull’aspetto gotico – sottolinea l’illustratrice – come la cornice del titolo che è ripresa dai codici medievali. O la presenza dei camei che all’epoca lo avevano tutte le donne come la madre di Lucia».
Personalissimo il tocco di Silvia Percolla nell’aggiunta delle sguarde illustrate, un elemento del suo settore ossia gli albi per bambini. Grazie a questo legame la narrazione vede Manzoni intento nel selezionare e scartare i personaggi.
«Dal punto di vista grafico ho cercato una tecnica che si coniugasse bene con l’argomento, che non fosse troppo pesante ma scherzosa e fresca e soprattutto adatta al bianco e nero», afferma Silvia Perccola.
“Fermo e Lucia” è un’intima confessione di Manzoni, il manoscritto delle cose non detto dello scrittore.