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Ecosistema Urbano di Legambiente: timido risveglio per le nostre città

Il Rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente mostra un timido risveglio per le nostre città. Ma cosa fare per vedere una svolta?

di Giuliano Spina
21/10/2025
in News
Ecosistema Urbano di Legambiente: timido risveglio per le nostre città

Credits photo Osservatorio Appalti Verdi

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Nella giornata di ieri Legambiente, in collaborazione con Il Sole 24 Ore e con Ambiente Italia, ha presentato la classifica Ecosistema Urbano, che nella nostra nazione tiene conto dei dati riguardanti 19 indicatori distribuiti in sei aree tematiche, che sono aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia.

Nessuna capoluogo di provincia in Italia raggiunge il 100 %

La classifica di Legambiente mostra come i capoluoghi di provincia italiani siano ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Nessuna delle città infatti raggiunge il 100 %, in quanto le prime due, Trento e Mantova, si attestano rispettivamente al 79,78 % e al 78,74 %, e le altre, a partire da Bergamo, terza classificata, non superano nemmeno i 75 punti.

Una situazione che lascia molto perplessi gli esperti e gli appassionati del settore, non solo quelli associati a Legambiente, e che fa capire quanta strada ci sia ancora da fare in tal senso. Tra gli indicatori l’unico miglioramento di un certo rilievo si registra solo nella percentuale relativa alla raccolta differenziata dei rifiuti, che per la prima volta supera il 65 %.

Cosenza unica isola felice al sud

Le città del meridione rimangono in fondo alla classifica, a eccezione di Cosenza, che 16esima e che comunque perde tre posizioni rispetto allo scorso anno, e per la nostra Isola si registra un timido risveglio. La conferma arriva dal presidente di Legambiente Sicilia, Tommaso Castronovo, che in primis spiega come le condizioni ambientali siano cambiate.

«E’ molto più difficile gestire oggi i problemi ambientali, – afferma Castronovo – in quanto sono mutate le condizioni ambientali, con questione legate alle crisi idrica e ai cambiamenti climatici. Le nostre città purtroppo negli anni non si sono trasformate velocemente per gestire questi aspetti relativi ai cambiamenti climatici, non abbiamo ancora città resilienti. Mettere in atto politiche di rigenerazione urbana per adattare le nostre città a questi aspetti ambientali è problematico. Queste politiche dovevano essere avviate tempo addietro, quando ancora le crisi erano gestibili in modo più semplice».

Quanto aiutano i fondi del Pnrr?

Le esigenze nell’ambito della gestione delle politiche urbane sono maggiori e il ritardo si fa sentire sempre più. Al contempo però nelle città di sta cercando di correre ai ripari.

«Continuiamo ad avere passi indietro rispetto a questi parametri, ma nello stesso tempo si stanno mettendo in atto degli interventi nelle città grazie ai fondi del Pnrr, che aveva destinato oltre il 50 % delle proprie risorse per favorire la transizione ecologica anche nelle grandi città e nei capoluoghi di provincia. Questi fondi però spesso non sono stati utilizzati e si rimane indietro nell’adozione di misure per contrastare l’emergenza climatica in atto».

Come va per i capoluoghi di provincia siciliani?

Come abbiamo già detto, le città siciliane provano a risalire la china. «In Sicilia ci sono città che hanno fatto passi in avanti. Catania ha abbandonato l’ultimo posto, che fino allo scorso anno occupava regolarmente a ogni presentazione del nostro Rapporto Ecosistema Urbano, guadagnando sei posizioni. Trapani è risalita anche, passando dal 73esimo al 67esimo posto, Ragusa è salita di undici posizioni, Siracusa di quattro, Palermo purtroppo soltanto di una posizione e Agrigento resta stabile. Hanno perso posizioni Caltanissetta, dal 70esimo al 97esimo, Enna, dal 43esimo al 63esimo, e Messina, che è passata dal 68esimo all’85esimo posto. Un leggero progresso di diverse città, segno che qualcosa nelle nostre città si sta facendo. Non potevano fare altro che migliorare, data la buona gestione dei fondi della programmazione regionale. In alcune città si è assistito a un miglioramento per le aree verdi, a una maggiore installazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili, anche nelle residenze pubbliche».

Come intervenire per invertire il trend?

Ma a languire è ancora il settore della mobilità urbana, per il quale non si fanno ancora investimenti di un certo livello. Per il resto le misure da mettere ancora in atto non mancano.

«Ancora si fatica a fare investimenti importanti e significativi per offrire un trasporto pubblico ai cittadini che sia all’altezza di questo nome, garantendo una mobilità sostenibile ai residenti. Bisogna fare molto di più, perché con un trasporto pubblico efficiente si contrasta lo smog. Le amministrazioni pubbliche devono mettere in atto interventi più decisi e coraggiosi. Si devono applicare i piani disponibili per molti di questi comuni, come i Piani Urbanistici Generali, che devono includere quelli di adattamento climatico. Ci vogliono maggiori sforzi contro il consumo di suolo, evitando di continuare a offrire suolo pubblico per nuove costruzioni. Si deve invece rigenerare il patrimonio edilizio già esistente, così come gli spazi urbani al momento negati alla vivibilità, riqualificare le aree verdi, migliorare i servizi diffusi e riparare le reti idriche urbani per evitare le perdite. Molto dipende però anche da come vengono indirizzate le risorse nazionali e quelle europee».

Tags: classificamobilitàQualità dell'AriaRete Idricarifiuti
Giuliano Spina

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