I rischi cardiovascolari, soprattutto quando si giunge a una certa età, sono sempre dietro l’angolo e in questo senso l’alimentazione ha un ruolo importante in termini soprattutto di prevenzione. I rischia cardiovascolari sono legati in particolar modo a ipertensione, ipercolesterolemia e diabete.
Spesso quando si parla di rischi cardiovascolari si pensa a ridurre il consumo di alcune sostanze contenute nei nostri alimenti, come per esempio cibi salati, zuccheri aggiunti, alcol o grassi saturi, ma ci sono alcuni dettagli che altrettanto spesso vengono trascurati.
Due diverse categorie di fattori
La biologa nutrizionista Manila Cacopardo mostra il significato specifico di rischi cardiovascolari e come questi rischia siano suddivisi in due categorie.
«Il significato di rischio cardiovascolare – afferma la Cacopardo – corrisponde con la probabilità di sviluppare malattie del cuore in un determinato periodo di tempo. Questo rischio si basa principalmente su fattori che divisibili in due categorie: modificabili e non modificabili. Su questi ultimi non possiamo ovviamente agire in nessun modo, mentre su quelli modificabili possiamo agire. Tra questi ci sono patologie come l’obesità, l’ipertensione e il diabete e altri legati allo stile di vita, come la dieta, il fumo, il consumo di alcolici, l’attività sportiva e il riposo. Tra i fattori non modificabili ci sono patologie ereditarie in famiglia, l’età e il sesso. La valutazione di questo rischio ci permette di capire se una persona è a rischio in modo da attuare strategie preventive per ridurre la probabilità di eventi negativi».
Dieta mediterranea, ma anche altro
Una volta preso atto di questi fattori ci si chiede cosa si può fare per prevenire i rischi, dal punto di vista alimentare.
«Una delle diete migliori per prevenire è quella mediterranea, che ci aiuta anche per una prevenzione secondaria. La prevenzione primaria ci permette di prevenire la patologia cardiovascolare quando ancora non c’è, mentre quella secondaria ci aiuta a ridurre gli eventi cardiovascolari per quelle persone che hanno già una malattia al cuore. L’alimentazione preventiva si deve fare perché ci aiuta a prevenire la patologia e deve consistere in una buona quota di grassi buoni, quindi in alimenti come l’olio extravergine d’oliva, l’avocado e il pesce azzurro o più grasso, che aiutano ad aumentare i livelli di colesterolo Hdl, che funge da ‘spazzino’ verso il colesterolo Ldl, che invece si accumula e causa problematiche che conosciamo, riduce i trigliceridi e contrastare l’aterosclerosi».
Ma non finisce qui perché questa dieta «deve avere anche degli alimenti ricchi di acqua e poveri di sale per mantenere la pressione sanguigna sotto controllo. E’ bene consumare gli spinaci, le bietole, le zucchine, i cetrioli, il radicchio, il finocchio, la mela e l’arancia e limitare alimenti come snack o patatine fritte confezionate oppure merendine, perché tutti questi prodotti tendono ad aumentare la pressione sanguigna. Gli alimenti devono essere anche antiossidanti e antinfiammatori, come i frutti molto colorati, ovvero mirtilli o frutti di bosco. Si devono scegliere anche i carboidrati complessi, come farro, pasta e pane, per migliorare la sensibilità all’insulina».
Tenere sotto controllo il grasso addominale
Si deve però tenere sotto controllo il grasso addominale, che «si suddivide in sottocutaneo e viscerale. Quest’ultimo è più grave, perché quello sottocutaneo si trova semplicemente sotto la pelle. Quello viscerale invece si trova intorno agli organi e può causare irregolarità nelle analisi biochimiche. Le persone maggiormente predisposte a questa obesità centrale sono gli uomini, che hanno una forma a mela, il che porta il grasso a localizzarsi a livello dell’addome. Nella forma a pera tipica delle donne il grasso si localizza invece nei fianchi e nelle natiche, dove non ci sono organi».
Donne non immuni
Ma le donne non sono immuni da questi rischi, perché «con l’arrivo della menopausa ci sono devi cambiamenti ormonali nella donna, nei quali gli ormoni iniziano a mimare l’azione di quelli maschili. Anche la donna inizia a localizzare a livello dell’addome. In questo caso la valutazione del grasso addominale, oltre al calcolo degli indici di massa corporea, prevede l’aggiunta della circonferenza addominale, che è rischiosa se superiore a 80 cm nella donna e a 94 cm nell’uomo. Inoltre una persona con livelli di grasso addominale importanti dovrebbe fare delle analisi biochimiche periodiche, almeno una volta. Ma soprattutto bisogna anche aggiungere i valori relativi al colesterolo, ai trigliceridi, all’insulina e all’emoglobina glicata perché si riesce a valutare il rischio cardiovascolare vero e proprio».
Come scegliere le proteine?
Alla terapia farmacologica va abbinata quella dietetica, in quanto «si hanno dei risultati sia migliori che più positivi. Deve essere sempre personalizzata, perché si può avere un problema cardiovascolare di un tipo o dell’altro. Per ogni persona affetta da patologie la dieta è diversa, ma come unico comune denominatore ci deve essere la riduzione di zuccheri semplici, come biscotti, fette biscottate o merendine, perché gli zuccheri non utilizzati vengono convertiti in grassi, che possono causare risvolti negativi. La terapia dietetica dovrebbe avere un contenuto limitato di zuccheri semplici, favorire i grassi buoni a scapito di quelli saturi e tra le fonti proteiche bisogna scegliere tra le proteine animali e quelle vegetali. Uno degli errori è quello di scegliere sempre il primo tipo rispetto al secondo».







