Tra i tesori che la nostra Isola custodisce ce n’è uno che sorge nella parte sud-orientale e che rende la città che lo ospita una delle capitali del Barocco. La Cattedrale di Noto rappresenta prima di tutto il principale luogo di culto della città, che ogni anno ospita un sacco di visitatori in tutte le quattro stagioni, ma anche uno degli esempi più emblematici di barocco siciliano, in particolar modo se si pensa al periodo nel quale venne edificata.
La costruzione dopo il terremoto del Val di Noto
La prima pietra della Cattedrale venne posta infatti nel 1694, nell’anno successivo al devastante terremoto del Val di Noto, che rase al suolo buona parte delle città della Sicilia sud-orientale. Questo particolare storico rappresenta quindi un esempio di rinascita per le città della nostra Isola. I lavori si conclusero nel 1703 e da allora la struttura della Cattedrale ha subìto delle variazioni, fino ad assumere l’attuale aspetto soltanto alla fine dell’Ottocento.
L’evento che contribuì non poco a far cambiare aspetto alla Cattedrale fu la costruzione della nuova cupola, portata avanti da Cassone. Quel che balza all’occhio di questa struttura sono prima di tutto le tre navate all’interno, che contengono diverse opere d’arte, come l’urna argentea con le spoglie mortali di San Corrado Confalonieri, ma anche la tipologia con due torri laterali.
La rinascita dopo il crollo della cupola del 1996
Ma dopo il terremoto del 1990, che portò pochi danni strutturali, l’evento che però segno particolarmente la storia della Cattedrale fu il crollo, avvenuto nel 1996, del primo dei piloni a destra che fanno da sostegno alla cupola. Questo causò a sua volta il crollo della cupola stessa, della navata destra, di quella centrale e il transetto destro.
Dopo quattro anni di sgombero dalle macerie all’inizio del 2000 partirono dei lavori di ristrutturazione, che si conclusero il 18 giugno 2007, dopo ben undici anni di chiusura della chiesa. Alla cerimonia parteciparono il presidente del governo Romano Prodi e il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. La ricostruzione è stata eseguita attraverso l’utilizzo di pietre come quella calcarea bianca, quella di Modica e l’arenaria, ma per rispettare i criteri antisismici fu utilizzata anche la fibra di carbonio.
La testimonianza di Don Modica
Il direttore dei Beni Culturali della Diocesi di Noto, Don Antonio Stefano Modica, ha raccontato la storia ponendo l’attenzione sul significato di rinascita attribuito agli eventi accaduti.
«Sul sito non c’era un edificio di culto preesistente – ha detto Modica – perché il sito dell’attuale Modica è totalmente diverso rispetto a quello colpito dal sisma del 1693, dove insistevano chiese, monasteri e cappelle. Subito dopo il terremoto la scelta dei netini fu quella anche di cambiare la postazione della città. Si è preferito ricostruire da zero, motivo per cui fummo nel pieno dell’espressione barocca dell’architettura. La cupola è una seconda costruzione, ci fu una prima implosione della cupola e con il collasso del 1996 si è avuta l’ultima ricostruzione, che si è mantenuta fedele alle tecniche di costruzione del tempo scegliendo di consolidare la muratura mettendo totalmente pietra».
La rinascita dopo il 1996 fu quella definitiva, anche perché «ha portato Noto su uno scenario mondiale e questo spiega perché oggi la città è conosciuto ovunque. Fu una rinascita sociale e culturale della città, alla quale io ho assistito, ero giovanissimo. La rimozione fu lunga perché in un primo momento si voleva salvare il salvabile, ma poi le pietre non furono più sfruttate perché ciò avrebbe compromesso la costruzione per il futuro. Per noi della cattedrale era rimasto poco. Adesso è la costruzione più antisismica di Noto perché il sistema rende la struttura tra i beni storici e culturali più sicuri che abbiamo».