L’alta velocità in Sicilia è il grande sogno nel cassetto dei siciliani. Mentre nel resto d’Italia tratte come Milano-Genova o Firenze – Roma si smaltiscono (con tutti i ritardi del caso) in un’ora e mezza, sull’Isola si procede a passo di lumaca. Essere pendolari diventa una condizione quasi invalidante.
Prendiamo il caso della stazione di Ragusa. La tratta Ragusa – Palermo dura ben 5h e 11minuti con due cambi. Dunque partendo alle 08:00 del mattino non si arriverà al capoluogo di regione prima dell’ora di pranzo. La musica non cambia troppo neanche se prendiamo in esame province più vicine come Siracusa dove il treno arriva più o meno in 2 ore, ma senza cambi.
Ma i primi posti sul podio appartengono a Trapani, Messina e Catania. Per arrivare nella prima, da Ragusa, si ha davanti ben due opzioni: la prima di 11h con 5 cambi e la seconda da ben 13h e 30 minuti con 4 cambi. Insomma il tempo che servirebbe, in aereo, per andare da Roma a Buenos Aires, in Sicilia si impiega per attraversare l’Isola. Mentre il viaggio verso la città dello Stretto conta l’opzione più “comoda” da 5h e 53 minuti con un cambio fino alla tratta più lunga di 8h e 37 minuti con 2 cambi. Infine il capoluogo etneo è raggiungibile, da Ragusa, in 4h e 18 minuti con un solo cambio.
L’illusione dell’alta velocità
Non si fatica a credere che davanti al fallimento della mobilità ferroviaria sull’Isola, i siciliani preferiscano mettersi alla guida ben consapevoli dei rischi a cui andranno in contro. Uno di questi è la Ragusa-Catania, tristemente nota come l’autostrada della morte, soggetta ad ogni modo ai fondi “sblocca cantieri” dalla dotazione di di 7,5 miliardi il cui bando è stato annullato. I siciliani, forse, ci avevano creduto troppo. Come avevano riposto fiducia nei treni Frecciabianca per poi ritrovarsi in mano con una “quasi” ( ed è un complimento ndr) alta velocità che impiega circa 4h e 20 da Messina a Palermo.
L’inadeguatezza delle rete ferroviaria però si basa su un grandissimo gap infrastrutturale ossia la mancanza di elettrificazione di importanti linee regionali che catapulta la Sicilia indietro anni luce rispetto al resto dell’Italia. Quasi 700 chilometri, infatti, sono sprovvisti di elettrificazione. Una criticità che solo i 700 milioni di euro stanziati dal PNRR per la mobilità al Sud può risolvere.
Nel frattempo, l’arretratezza delle stazioni ferroviarie e dei collegamenti arreca enormi danni al turismo ed alla quotidianità dei siciliani, sempre più disicentivati nell’abbandonare l’auto con tutti i costi che questo comporta. Una risorsa nel resto d’Italia diventa uno svantaggio per la Sicilia.
La sfilata degli assessori però non manca mai.