Alla vigilia dell’entrata in vigore del decreto Green Pass che renderà obbligatorio esibire il documento verde per accedere a bar e ristoranti al chiuso, palestre, piscine, cinema, eventi, congressi e concerti iniziano a farsi sentire le voci degli imprenditori in Sicilia.
Già il titolare di un noto ristorante di Capo Mulini, nel catanese, aveva dato il via alla protesta lo scorso 22 luglio quando sulla pagina Facebook dell’attività aveva annunciato che «non siamo qui per chiedere i documenti ai nostri clienti» e che dunque non sarebbe stato necessario esibire alcun passaporto vaccinale.
La città cambia ma il rifiuto per il Green Pass: a Palermo, il gestore del bar Rosalba, in via Ammiraglio Rizzo, annuncia che non sarà necessario alcun documento per entrare nella sua attività. Per avvisare i clienti un cartello che recita: «In questo esercizio possono entrare: bianchi, gialli, neri, omosessuali, marziani, animali, vaccinati e non senza nessuna distinzione. Per noi i nostri affezionati clienti sono tutti uguali. Vi aspettiamo».
Sempre nel palermitano, a Borgetto, David Daione proprietario della palestra “Gym body club” in via Luxemburg espone un foglio all’ingresso sulla sua palestra con scritto «Qui non chiediamo il green pass per entrare. Ce l’hai? Bene.Non ce l’hai? Va bene ugualmente. Noi vogliamo fare solo il nostro lavoro che non è quello di fare i controllori».
Inoltre, Daidone ha affissato un altro volantino che riprende il racconto dello scrittore Primo Levi sull’inizio della dittatura nazista in Italia.
E.G.