La festa di Sant’Agata è unica al mondo ma a causa della situazione epidemiologica ancora critica, la sua celebrazione è sospesa anche quest’anno.
I festeggiamenti di Sant’Agata sono i più attesi e sentiti dai catanesi. È tra le celebrazioni religiose più importanti al mondo e terza in Europa, che dal 3 al 5 febbraio vede le strade di Catania illuminate dalle luce soffusa e mistica dei ceri e delle candelore, che anticipando la processione del mezzo busto vengono trasportate con devozione dalle tuniche bianche.
L’atmosfera che per quest’anno rimarrà prevalentemente circoscritta alle mura della Cattedrale, resta ugualmente – e magicamente – percepibile.
In occasione della ricorrenza del 5 febbraio, abbiamo intervistato il Monsignor Lanzafame
Ex parroco della Chiesa Madre di Belpasso, attualmente a Catania canonico onorario della Cattedrale di Sant’Agata e a Siviglia rettore-cappellano della monumentale Chiesa di Sant’Antonio Abate, sede della confraternita del Silenzio. Dal 20 gennaio socio illustre dell’Accademia Pontificia Mariana Internazionale di Roma.
Ordinato sacerdote nel 1977, Mons. Lanzafame vanta una fervente passione per l’Arte lo conduce al conseguimento della specializzazione sul “Barocco processionale e catechetico” presso l’Accademia di Belle Arti-Santa Martina e Luca dopo la licenzia in Teologia.
Il suo, un intenso percorso spirituale scandito da più di 45 pubblicazioni e un’intensa bibliografia. Tra i volumi inerenti al folclore che ruota intorno alle celebrazioni religiose siciliane “Camminando per la terra di Maria” – 5 testi sulla storia di S. Agata e la sua festa -, “Il Barocco in movimento, le candelore di S. Agata e della provincia” e un volume dedicato a San Sebastiano Martire, compatrono di Acireale “Sebastiano: gloria della chiesa, vanto della Sicilia”.
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Cosa significa celebrare Sant’Agata in un periodo storico così delicato? L’emergenza sanitaria ha impossibilitato la consueta celebrazione per il secondo anno di fila.
«I catanesi devoti di Sant’Agata non devono dimenticare la storia: la festa fu sospesa anche durante la Seconda guerra mondiale. La pandemia è un’esigenza epidemiologica e così come si attese la fine della guerra, si deve attendere la fine della pandemia, aspettando le disposizioni della Curia – asserisce Monsignor Lanzafame – La devozione deve aiutarci a capire che Sant’Agata dev’essere venerata. Dobbiamo testimoniare con la nostra vita e la nostra testimonianza dev’essere di vera fede. La data della sua celebrazione è scolpita a carattere di fuoco nella vita della città – sottolinea – La sospensione della festa non ci vieta di aiutare il prossimo o di mettere in pratica ciò che Sant’Agata metteva in pratica. Questa è la vera festività».
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I festeggiamenti di Sant’Agata attraggono turisti da tutto il mondo: si tratta di devoti, non soltanto di curiosi. Perché?
«Dopo la Vergine Maria, è una delle sette vergini e martiri ricordate nel canone della Messa. E’ sempre stata venerata e il suo nome pronunziato in tutto il mondo. Essendo una martire invocata per lo strappo del seno – prosegue – ella è simbolo di maternità e Santa invocata per le infermità quali i tumori al seno. Inoltre, è considerata un modello di femminilità e in Spagna è parecchio celebrata ed è patrona di molti paesini».
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La candelora è un elemento tipico della celebrazione agatina. Con questo termine – all’infuori dei festeggiamenti di Sant’Agata – ci si riferisce alla festa della Presentazione di Gesù al tempio. Cos’è che rende unico tale elemento?
«Le candelore sono una forma artistica di grande rilievo, che evocano dalla complessità della loro costruzione la devozione di coloro che l’hanno creata. Ad oggi ce ne sono tredici, ma si sta proponendo la quattordicesima. Si tratta della candelora ”Devoti di Sant’Agata” attualmente si trova nella chiesa di San Francesco di Paola alla Civita e si sta discutendo se aggiungerla o meno».
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Si tratta di una complessa opera artistica alla quale hanno lavorato con passione artisti, scultori, orefici e pittori. Come descriverebbe a chi non le conosce, cosa sono le candelore?
«Torciere danzanti che preparano alla processione del mezzo busto. Questa è una cosa tipicamente nostra, unica al mondo – prosegue Mons. Lanzafame – Queste raffigurano le corporazioni antiche, e sia quelle antiche sia le più recenti, realizzate negli ultimi 15 anni esprimono la bellezza e la ricchezza artistica nonché il fervore sentito. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo».
«Il sacco bianco che indossano i devoti è definito ”penitenziale” poiché simboleggia un segno di penitenza e devozione nei confronti della Santa. Questo, benedetto, va portato con dignità, fede e devozione. Il cero invece rappresenta un ex-voto e simboleggia l’illuminazione che porta la fede».
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Come si è evoluta nel tempo la festa di Sant’Agata?
«La folla c’è sempre stata, la città negli anni ha fatto sì che la sua celebrazione fosse ancor più valorizzata. Tuttavia in questo momento pandemico, anche se la processione è sospesa è ancor più importante che le parrocchie valorizzino il significato di questa festa, educando e tramandando il vero sentimento di fede per la patrona. Educare e trasmettere questo senso di fede è la vera celebrazione di Sant’Agata», conclude.