È la fine di un’era. Da qualche giorno è entrato in vigore il decreto firmato dall’Arcivescovo di Catania Salvatore Gristina che mette al bando le figure di padrini e madrine di battesimi e cresime.
Il movimento è partito da Catania ma pian piano sta abbracciando tutte le diocesi siciliane. Al momento si tratta di “un esperimento” della durata di tre anni. Poi si deciderà. Nel 2014 ci aveva già provato il vescovo calabrese Giuseppe Fiorini Morosini quando propose al Vaticano di sospendere la figura del padrino nei sacramenti al fine di contrastare i legame creati dalla ‘ndrangheta. All’epoca il suggerimento non ebbe alcun risvolto concreto in quanto necessitava il parere favorevole di tutti i vescovi calabresi.
Una figura sempre più lontana dai precetti cristiani
Tra i motivi addotti dall’arcivescovo Gristina la perdita della vera essenza del ruolo del padrino, una figura spirituale che dovrebbe accompagnare il giovane nel cammino verso la fede. E nella maggior parte dei casi risulta più una scelta sancita da legami personali e con fini poco “cristiani”.
I religiosi che abbiamo intervistato si mostrano in linea con la decisione assunta dalla Curia catanese denunciando come la figura del padrino sia troppo lontana da quello che dovrebbe essere il suo ruolo: «Oramai il padrino o la madrina sono esclusivamente coloro i quali fanno i regali. Per questo motivo la scelta di sospenderli avrà i suoi effetti positivi nel tempo. Questa decisione servirà a far riscoprire la bellezza di queste figure».
La Chiesa catanese sente dunque l’esigenza di riappropriarsi della dimensione puramente spirituale dei sacramenti: «È necessario – sentenzia un diacono – che il ruolo che assume il padrino nella funzione religiosa sia scardinato dalle dinamiche familiari ma che sia davvero una guida importante nella crescita di un percorso di fede».
D’altra parte, come ci confida un altro prete, spesso la scelta è strettamente legata alla condizione sociale senza considerare il vissuto cristiano (se così si può definire) del soggetto che viene scelto come padrino. Il mancato osservamento dei precetti cristiani, secondo i religiosi intervistati, è fin troppo diffuso ed avrebbe ridotto i sacramenti a mere occasioni per festeggiare.
Il caso di Catania sbarca sul New York Times ma la Chiesa siciliana è pronta alla querela
La decisione di mettere al bando padrini e madrine è arrivata oltreoceano fino alle pagine del New York Times. Il famoso quotidiano ha intervistato il vicario generale Salvatore Genchi ed alcune famiglie contrarie alla decisione dell’Arcidiocesi. Ma soprattutto tra le motivazioni addotte dalla Curia catanese ha inserito l’allontanamento da una figura fin troppo spesso associata all’ambiente mafioso.
È vero: dietro il “padrino” si cela un retaggio culturale strettamente legato alla mafia, rafforzato anche dal lavoro di “romanticizzazione” della cinematografia come ne “Il Padrino”. Ma non è questo il caso. La Chiesa siciliana sottolinea come dietro questa decisione ci sia soltanto una totale impreparazione da parte dei padrini di essere guida nel cammino di fede.
Adesso, dopo lunghi mesi di riflessione, a Catania per tre anni non si sentirà più la fatidica domanda: “Chi è il padrino?”