Brutte notizie per quanto riguarda l’inquinamento del mare. Da uno studio condotto dall’Università di Catania emerge che le microplastiche risultano essere presenti anche nei pesci in profondità. Cosa possiamo fare per contrastare questa grave tendenza?
La ricerca
Grazie a una ricerca elaborata da esperti della fauna marina si è potuta notare la diversità delle microplastiche ingerite da due specie marine diverse. Sono stati esaminati gli stomaci di uno squalo boccanera e di un pesce macruride: nello squalo boccanera sono state ritrovate microplastiche di diverso tipo, colore e forma. Nei pesci macruridi, invece, sono stati ritrovati più frequentemente dei
filamenti blu.
Questo viene spiegato dall’alimentazione del pesce macruride, basata principalmente di policheti, che hanno le stesse caratteristiche dei filamenti. Secondo lo studio si verificano, dunque, episodi di confusione predatoria, per cui i piccoli pesci scambiano i filamenti per le loro prede preferite.
Cosa si può fare per ridurre l’inquinamento del mare
Ciascun individuo può contribuire a contrastare l’inquinamento marino, attivandosi in prima persona nella propria quotidianità, con studio, partecipazione a eventi specifici o magari facendo donazioni a realtà che si occupano di tutela dell’ambiente. Ecco alcuni suggerimenti:
Studiare i sistemi per proteggere concretamente e in prima persona l’ecosistema.
Lo si può fare frequentando un corso di laurea “green”, in presenza oppure online, se disponibile; ne è un esempio il corso di laurea in Biologia online, che offre diversi sbocchi lavorativi interessanti, ma anche altri percorsi di studio come Economia dell’Energia e dell’Ambiente e Scienze e Tecnologie per l’Ambiente.
Partecipare/organizzare eventi di pulizie di spiagge.
I litorali italiani ormai sono pieni di rifiuti, dalle bottiglie ai tappi di plastica fino alle sigarette. Partecipare o organizzare una giornata in gruppo per dedicarsi alla pulizia delle spiagge sarebbe lodabile, e farebbe del bene all’ambiente.
Limitare l’uso di plastica usa e getta.
Per comodità in molti utilizzano posate, piatti e bicchieri in plastica, ma questo nuoce all’ambiente poiché questi oggetti hanno un uso limitato nel tempo e dovranno essere smaltiti in un breve periodo. Fortunatamente l’Italia ha adottato alcune misure per limitare l’uso della plastica. Nel 2021 anche le isole di Lipari e Panarea hanno avviato un progetto per fornire alternative plastic free al settore del turismo e dell’ospitalità.
Fare attenzione alla dieta prediligendo prodotti locali.
Un esempio? Il Mediterraneo abbonda di pesce azzurro ottimo per l’apparato cardiocircolatorio. Acquistando solo prodotti a km zero, inoltre, si riducono gli sprechi, perché il pesce non viene importato, e quindi si evita di inquinare ulteriormente con la combustione del carburante delle navi. Bisognerebbe
verificare che il pesce acquistato sia stato allevato e catturato in maniera sostenibile.
Usare detersivi ecologici e smaltire correttamente i prodotti inquinanti.
Questo perché finirebbero in mare e di conseguenza verrebbero ingeriti da pesci e molluschi. Per quanto riguarda il lavaggio, esistono dei sacchi appositi per i capi di pile che evitano alle microplastiche di staccarsi e finire in mare. In cucina invece non bisogna smaltire nel lavandino l’olio di frittura usato, esistono degli appositi contenitori, che permettono di gettare l’olio usato in maniera totalmente
sicura per l’ambiente.