Il 21 giugno è la data tanto attesa che sancisce il ritorno alla normalità anche in Sicilia: nessuna restrizioni ad eccezione del distanziamento interpersonale e dell’uso della mascherina.
I dati sono buoni e fanno ben sperare: sull’Isola è stata raggiunta l’incidenza di 50 positivi ogni 100 mila abitanti. Un valore che dovrà mantenersi per ben tre settimane per sbloccare il passaggio in zona bianca. Insieme alla Sicilia, anche Marche, Toscana, Provincia di Bolzano, Calabria, Basilicata e Campania dovrebbero dire addio alle restrizioni in un’Italia che va verso il bianco.
Ormai da settimane, i contagi sono in discesa: l’ultimo bollettino Covid segnala 289 nuovi positivi su 13.571 tamponi, mostrando un calo di ben il 9%. Bene anche i dati ospedalieri: 47 i posti occupati in terapia intensiva mentre 421 i siciliani ricoverati i regime ordinario. La percentuale di over 80 con ciclo completo è pari al 68,6% a cui aggiungere un ulteriore 9,8% solo con prima dose, per la fascia 70-79 anni il 38,4% ha fatto il ciclo completo, un ulteriore 30,4% solo la prima dose, mentre tra i 60-69 anni la percentuale che ha completato il ciclo è pari al 29,7% a cui aggiungere un ulteriore 28,4% solo con prima dose.
Catania rimane la provincia con l’incidenza più alta d’Italia
L’unica città che preoccupa è Catania che detiene ancora il triste primato di città con percentuale di incidenza più alta in Italia. Ma il commissario Pino Alberti rassicura: «Sui dati del contagio nella provincia di Catania incidono più fattori, ma i numeri ci dicono che siamo in linea con il dato nazionale».
«Desidero fare chiarezza – spiega Liberti – sui dati dei positivi. Va detto che i numeri vanno contestualizzati e letti tenendo conto dei fattori che incidono sull’incremento o il decremento. Se prendiamo lo scorso mese di maggio, la città di Catania ha avuto una media di circa 160 positivi a settimana. Significa intorno a 22 contagiati al giorno su una popolazione di oltre 300 mila abitanti. Il dato, per quanto sia da attenzionare, non è preoccupante ed è in linea con il dato nazionale».
«In tutta la provincia, sempre nello stesso periodo di riferimento, si sono avuti in media circa 800 positivi. Poco più di 100 al giorno. Il dato di Catania è però rimasto sempre stabile. Ma è da tenere presente un altro aspetto: la provincia etnea ha avuto dei comuni in zona rossa. Scordia lo è ancora adesso. E ve ne sono almeno 5 in questo momento vicini alla soglia di attenzione e che a breve potrebbero passare in zona rossa. E questo chiaramente incide».
«C’è di più: in provincia di Catania sono attivi due drive in permanenti(Catania e Acireale) che consentono di individuare i positivi e prevenire la diffusione del contagio. Maggiore è il numero di tamponi, più alto è il numero di positivi che può essere scoperto. In ultimo, è noto a tutti che la provincia di Catania ha la più alta concentrazione di centri commerciali in Europa, cui negli ultimi anni si sono aggiunti diversi megastore. Questi luoghi richiamano la presenza di migliaia di persone e purtroppo aumenta il rischio di diffusione del contagio».
«Del resto, basta una festa in famiglia per far scoppiare un focolaio. È accaduto e potrà ancora succedere. Meno socializzazione oggi, ci consentirà di essere più liberi tra qualche mese. Detto ciò: la prevenzione resta l’unica arma che abbiamo per limitare la diffusione del virus. L’uso della mascherina, il distanziamento e il lavaggio delle mani sono comportamenti da attuare costantemente, anche dopo aver fatto il vaccino. La somministrazione del siero non blocca il contagio -sottolinea Liberti- ne limita solo gli effetti. Riduce l’ospedalizzazione e le complicanze e salva la vita. Purtroppo, lo ribadisco, non ferma il contagio. Ecco perché è importante vaccinarsi e convincere i più riottosi a farlo. Il rispetto delle regole resta una priorità».
E.G.