La Sicilia, al tempo del dominio musulmano, ebbe un ruolo centrale nelle rotte commerciali che si muovono a partire da Alessandria d’Egitto, fino al Maghreb. Ma quale prodotto si cela dietro il successo dell’Isola?
La legge islamica vieta ai musulmani il consumo di alcol in quanto sostanza in grado di compromettere le facoltà raziocinanti. Ma non di commercializzarlo, apprezzandone il valore economico: grazie all’esportazione del vino dal porto di Palermo fino in terre cristiane, la Sicilia rivitalizzò i suoi rapporti commerciali con l’esterno ponendosi al centro degli scambi del Mediterraneo.
È quanto afferma una ricerca scaturita a seguito del ritrovamento in Sicilia di alcune anfore medievali condotta e perfezionata dal team dell’Università di York, di quella romana di Tor Vergata -guidato da Alessandra Molinari- e dall’etneo catanese seguito da Lucia Arcifa, docente di Archeologia medievale.
Residui di uva fondamentali per la scoperta
Lo studio che ha portato a questa sensazionale scoperta si basa sull’analisi condotta sui residui presenti sul fondo delle anfore provenienti da un arco di tempo che va dal quinto fino all’undicesimo secolo.
Così i ricercatori hanno estratto e misurato i composti organici presenti nelle anfore, per poi riempirle di uva e sotterrarle per un anno al fine di stimolare la fermentazione. Ultimo step: comparare i residui medievali con quelli moderni.
Per avere conferma che si trattasse effettivamente di uva, i ricercatori si sono concentrati sul rapporto tra acido tartarico e acido malico, considerando che è molto diverso nel vino da quello presente nella frutta fresca.
È emerso come la civiltà islamica fosse riuscita a costruire un’industria solida in Sicilia basata sul vino. Insomma il caro nettare d’uva era riuscito ad unire il commercio musulmano con quello cristiano.
Non si hanno notizie sul consumo da parte della comunità islamica: «Adesso -spiega Oliver Craig docente al centro BioArch- si ha a disposizione un test rapido e affidabile per i prodotti a base di uva in contenitori di ceramica. Sarà interessante indagare sulla storia più profonda, e persino sulla preistoria, della produzione e del commercio di vino nel Mediterraneo».
E.G.