È stata la prima festa di San Sebastiano per padre Alessandro Di Stefano, nominato decano dell’omonima Basilica di Acireale, nel mese di ottobre.
L’ha vissuta con grande spirito di gioia, con quel forte carisma di gentilezza e bontà che lo contraddistingue da sempre, nel suo cammino sacerdotale.
La festa religiosa più sentita dalla comunità religiosa acese, che celebra il Santo compatrono della città, si è svolta ancora una volta senza la tradizionale processione, a causa della pandemia da covid-19.
Un momento di fede intimo, dove ciascun fedele, ha potuto vivere il proprio sentimento di devozione con maggiore coinvolgimento.
Un’occasione per riscoprire forse, così come ha sottolineato padre Alessandro, il vero senso della festa del Santo martire.
La storia
Il culto per il Santo centurione affonda le sue radici nel ‘400, quando la peste distruggeva intere popolazioni.
Anche Acireale fu gravemente colpita dal male contagioso e fu così che il popolo si rivolse a San Sebastiano per auspicarne la guarigione.
Il martire era considerato un taumaturgo della peste in quanto era riuscito a sopravvivere al martirio delle frecce.
Siccome la peste si credeva fosse una punizione divina scagliata per mezzo dei dardi, vincendo le frecce il santo poteva vincere anche la peste.
Tradizioni della festa di San Sebastiano
A caratterizzare la festa, l’abito dei devoti in uso dalla metà del ‘900, composto da un maglione color carne, simbolo della nudità, una fascia bianca con simboli del martirio, corona e frecce a tracollo, e un fazzoletto bianco legato in testa e ai piedi calze di lana (per voto si procede durante il giro scalzi).
I portatori del fercolo sono 60 .
Le cosiddette “vanniate” sono tipiche urla d’invocazione che i devoti rivolgono al santo come “vardatilu che beddu ‘u rizzareddu rizzareddu”.
Oggi nel pomeriggio ultime celebrazioni. Alle 15,30 la Santa Messa per gli ammalati, alle 17 quella per i vigli urbani di cui San Sebastiano è protettore.
Alle 19 , infine, presiederà il rito liturgico il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti.
Le porte della cappella non si chiuderanno, come tradizione, ma resteranno aperte.