Sfuma per Catania il sogno dell’investimento Intel in Sicilia.
Intel, il colosso californiano dei semiconduttori difatti, invece di investire su Catania per un grande stabilimento, scarta la città metropolitana etnea. Gareggiano ancora Puglia, Veneto e Lombardia.
L’intento della grande azienda è quello di stabilirsi del tutto in Italia o quanto meno in parte, per avviare, svolgere e portare al termine un maxi-investimento che intende espandere in Europa, pari a livello continentale, di 80 miliardi in 10 anni per produrre microchip.
«Intel – spiega Alberto Cirio, presidente della regione Piemonte – ci ha chiesto di sottoscrivere un patto di riservatezza. Quindi non potremo più divulgare dettagli. Insieme a noi, in Italia sono ancora in corsa tre regioni: Lombardia, Veneto e Puglia. Le candidature, se ricordate, erano di più».
Grande delusione anche per il sindaco di Catania Salvo Pogliese, il quale si era detto pieno di fiducia nei confronti della multinazionale.
«Dal governatore del Piemonte – intervengono le segretarie generali di Uil Sicilia e Uil Catania, Luisella Lionti ed Enza Meli – apprendiamo che Intel ha deciso di investire in quella regione, o in Lombardia, Veneto e Puglia, ma certamente non in Sicilia e a Catania. Ci chiediamo se pure il presidente Nello Musumeci abbia qualcosa da dire. E soprattutto ci chiediamo se finalmente voglia fare qualcosa».
«Ci auguriamo – continuano Luisella Lionti ed Enza Meli – che, dopo gli annunci dei mesi scorsi, l’esclusione della nostra terra da questa colossale occasione di sviluppo e di lavoro venga smentita. Le dichiarazioni del presidente del Piemonte, però, sembrano confortate da un patto con Intel che lascia pochi spazi a pie illusioni. Tutto indica che siamo di fronte a un’altra opportunità negata alla Sicilia e a Catania, ottima candidata per la consolidata esperienza maturata nella Etna Valley».
«Fa rabbia pensare che già nei mesi scorsi, dopo una sortita del ministro leghista Giancarlo Giorgetti in favore di Torino, era squillato molto più di un campanello d’allarme sul rischio di un dirottamento dell’investimento lontano dalla nostra Isola. Evidentemente, però, – concludono – il segnale di allerta non è servito alla classe politica siciliana, impegnata soltanto a guardarsi allo specchio per scoprire chi è il più bello del reame nella corsa alla Presidenza della Regione».