Finalmente una luce in fondo al tunnel della crisi economica per i gestori dei cinema: ma sarà davvero così? O rimarrà buio in sala?
Il neo premier Mario Draghi ha firmato il nuovo DPCM in vigore dal 6 marzo al 6 aprile. Il documento, introduce importanti novità, tra cui -in zona gialla-la riapertura di cinema e teatri.
Dietro questo flebile speranza per l’intera categoria dell’intrattenimento, si cela un protocollo di sicurezza ancora poco chiaro: tanti i punti interrogativi, sbiadita la linea da intraprendere.
«La voglia di ricominciare c’è -rassicura Milena Laudani a nome del proprietario dello storico cinema Lo Po’ sito nel centro storico di Catania, Jacopo Scalogna– ma sembra che il pubblico non lo collabori con i nostri sacrifici».
Pare, infatti, che gli utenti siano “vittime” del terrorismo da parte dei media che andrebbe dunque a penalizzare i gestori delle sale cinematografiche.
«Quando ci è stata data la possibilità di riaprire, abbiano notato poca gente in sala. Dal canto nostro -sottolinea l’ufficio stampa-abbiamo intrapreso delle spese di adeguamento dei locali anche per seguire i protocolli richiesti dal Governo. Ma c’è ancora tanta paura in giro».
Per riaprire in sicurezza, sarà necessario prenotare anticipatamente il proprio posto in sala: la capienza non potrà superare il 25% di quella massima, fino a 400 spettatori all’aperto e 200 al chiuso per ogni sala.
«Attendiamo di riunirci con tutti i gestori per discutere la linea comune da intraprendere. La volontà di accogliere i nostri affezionati cinefili in sala non manca, ma dobbiamo capire come comportarci: ci sono ancora molte incertezze sul protocollo».
La riapertura, in realtà, sembra sempre più lontana
Un altro ostacolo per i gestori dei cinema è rappresentato dal coprifuoco. Con il divieto di circolazione imposto dalle 22:00 alle 5 del mattino salterebbe la programmazione serale: verrebbe dunque meno un’importante fetta di guadagni.
«Il pomeridiano va solo nel weekend -sottolinea Alberto Surrentino uno dei gestori del cine King– l’ultimo spettacolo dovremmo programmarlo intorno alle 19:30. E chi verrebbe?».
Fondamentale, inoltre, la qualità della programmazione cinematografica che con un’Italia a chiazze porterebbe sul grande schermo soltanto “film amacord”.
«Nessun grande distributore brucerà mai un grande titolo in una piccola realtà come quella siciliana, se non può far girare la pellicola in tutta Italia. Non dimentichiamo -afferma Surrentino- che, ad ogni modo, il colore delle regioni è sempre altalenante: se una settimana dopo la riapertura scattassero misure più restrittive ci troveremmo di nuovo ad abbassare la saracinesca».
«La riapertura dei piccoli cinema -per non parlare dei grandi multisala- non è economicamente sostenibile. Rappresentiamo, ingiustamente, la categoria più penalizzata poiché in un modo o in un altro, tutte le attività sono riuscite ad andare avanti. Cinema e teatri, invece, siamo stati “presi in giro” malgrado fosse possibile nei nostri spazi mantenere le distanze».
Il “via libera” del ministro Dario Franceschini, dunque, servirà a ben poco a Catania.