La scorsa notte un gruppo di attivisti per il clima del collettivo “Studenti Palermitani” ha scritto sulle vetrine del negozio di abbigliamento H&M di Palermo “Fast Fashion Kills”.
Una denuncia contro l’industria tessile low cost, contro la moda fast. L’azienda H&M da sempre è rappresentata come uno dei simboli del fast fashion, dei capi a pochissimi euro, del made in Bangladesh.
Fast Fashion, what’s?
Esplicativo, ma soprattutto illuminante è il documentario di Andrew Morgan “The True Cost” del 2015, tradotto il 19 lingue.
E’ la storia dei nostri abiti, del nostro armadio, l’armadio di tutti. La storia di chi li realizza e dell’impatto che questo ha sul mondo. E’ una storia di potere e povertà, di degrado, di falso benessere, di paura, una storia che riguarda tutto il mondo e che ci riguarda tutti.
Noi comunichiamo chi siamo attraverso i nostri abiti. Come affermato dal sociologo George Simmel la moda ha una duplice valenza. Da una parte è uno strumento di identificazione all’interno di un gruppo. Ci permette di identificarsi come parte di un qualcosa. dall’altra parte però l’abito ci permette di distinguerci dagli altri, di rappresentare chi siamo o chi vorremmo essere.
Per anni il sistema moda sembrava funzionare come un perfetto orologio. La moda scandiva il tempo, le stagioni, autunno, inverno, primavera, estate. C’è stato un cambiamento, un nuovo modo di gestire il tempo della moda e questo tempo è spietato.
E proprio come se avessimo messo l’acceleratore premendo sempre più a fondo, questa macchina non è stata più in grado di controllare e produrre questi quantitativi esorbitanti. Fino agli anni 60 gli Stati Uniti producevano il 95% dei vestiti, oggi solo il 3%. La produzione è stata delocalizzata e il prezzo degli abiti si è più che dimezzato.
Fino a 52 stagioni l’anno, per un armadio in cui aggiungere qualcosa ogni settimana, senza criterio, senza stile, senza necessità. Un armadio che non conosce dimensioni.
Bassi salari, condizioni deplorevoli, sfruttamento delle risorse: questo è ciò che c’è dietro la delocalizzazione della produzione.
Un’industria così potente che non rispetta nessun diritto fondamentale, che non da valore alla vita. Condizioni terrificante, accettate perché l’unica possibilità possibile.
Anche la terra, la produzione del cotone, la fibra più utilizzata nel fast fashion, è stata riprogettata.
Che impatto ha l’utilizzo dei pesticidi sulla terra e sulle persone?
Cancro, malattie della pelle, malattie allo stomaco, malformazioni, ritardi mentali, A pagarne le spese sono i paesi in via di sviluppo le cui risorse e le persone vengono sfruttate senza pietà.
Più abiti acquistiamo e più siamo insoddisfatti, ansiosi.
H&M, con oltre 18 miliardi di dollari l’anno, rappresenta uno dei simboli dell’industria della moda fast. Bassa qualità, prezzi bassissimi, nuove collezioni presentate in tempi brevissimi.
Possiamo pensare di essere ricchi perché possediamo infiniti armadi, ma quanto vale davvero quel guardaroba?
Una T-shirt che a noi costa 5,99 euro, al distributore costa magari 1,99 e al produttore 0,30 centesimi. Ma quanto costa davvero?
Abiti usa e getta che usano e gettano persone e ambiente. Vite, dignità, salute, ambiente, acque inquinate, pesticidi, cromo nelle acque, malattie della pelle… Ecco quanto valgono 5,99 euro.