Non solo candidati uomo e donna, ma anche un’attenzione nei confronti dei soggetti non binari. Una proposta che mette in primo piano i diritti civili parte da Furci Siculo, nel messinese.
Un punto di partenza che si fa strada nella questione dei diritti civili che in Italia ha sempre rappresentato un tema un po’ spinoso. Ancor di più se ad aver sollevato la questione è il consigliere di un piccolo paesino, anticipando di fatto la legislazione nazionale.
Paolo Mascena ha presentato un emendamento atto a modificare I comma 8 edell’art. 9 del “Regolamento per la costituzione e il funzionamento dei Comitati di quartiere”che prevede di esprimere preferenze solo per candidati femminili e maschili.
«Dopo una lettura approfondita dell’emendamento – ci racconta Paolo Mascena del gruppo di opposizione “Disegniamo il futuro” – ho proposto di inserire il non binarismo di genere: oggi, ormai, non è più esaustivo poter votare solo per un uomo o per una donna».
Da un piccolo Comune un grande passo verso elezioni non binarie
«Furci Siculo si è sempre espressa in modo favorevole per la difesa dei diritti civili e dei diritti umani, con piccole iniziative, visto che siamo un piccolo Comune. Penso all’installazione di una panchina rossa dedicata alle donne vittime di violenza e recentemente intitolata in ricordo di Lorena Quaranta, vittima di femminicidio proprio a Furci. Inoltre, il consiglio comunale ha anche risposto in modo positivo e unanime alla mia proposta. Ciò fa capire quanto la mia comunità ci tenga alla difesa dei diritti civili».
Le identità non binarie non sono ancora riconosciute ufficialmente dallo Stato Italiano. Pertanto nel caso delle elezioni comunali è possibile presentarsi solo come uomo o donna.
«L’emendamento da me portato in Consiglio comunale – spiega il consigliere di opposizione – propone di inserire la possibilità di votare per un candidato che non si identifica in nessuno dei due generi. Senza questa modifica, ancora oggi ciascun candidato non binario è costretto a scegliere di presentarsi alle elezioni come uomo o come una donna. Una vera mutilazione della propria coscienza».
Ma la legislazione italiana è ancora troppo indietro e dunque, l’emendamento non potrà – almeno per il momento – vedere la luce.
«Il ritiro dell’emendamento non è una sconfitta, anzi è un passo enorme il solo fatto di averlo discusso, ma anche il sostegno unanime dei membri del consiglio. Quando vi sarà una normativa adatta a livello nazionale, potrà essere riportato alla luce per poi essere approvato da me o da chiunque avrà la voglia e la responsabilità di farsi carico di una tematica tanto sensibile quanto delicata. Le idee restano, le persone no. Sarà sicuramente un processo molto lungo ma non sono solo e soprattutto non è sola la comunità Lgbt».