Nella rilettura del lavoro di Edmond Rostand, “Cyrano de Bergerac”, Arturo Cirillo, di anema e cor’ napoletano, nella doppia veste di regista e interprete, ripropone in un atto unico, qualcosa di suo e degli altri, partendo dal musical di Domenico Modugno.
Poi li condisce con un po’ dei Cyrano cinematografici di un tempo, aggiunge la versione di Carmelo Bene al San Carlo di Napoli degli anni Ottanta e infine un pizzico di Gigi Proietti.
Ieri sera ha convinto e ammaliato il pubblico del teatro Stabile di Catania nel suo debutto. Si attende di continuare allo stesso modo, anche per le repliche in programma fino al prossimo 5 febbraio.
La commedia dell’arte spicca nel racconto di Cirillo, del teatro- canzone così come lo definisce lui, che si mescola anche alle musiche e canzoni del varietà, già dalle battute iniziali.
L’attore – regista sembra essersi cucito addosso lo spettacolo seguendo i canoni della sua scuola d’interprete/protagonista, sempre pacato.
Quell’intersecarsi dei testi di Cyrano e Pinocchio, conferiscono allo spettacolo, quasi un’aurea fiabesca, con i riferimenti legati non solo al suo naso lungo e a quello “strano” di Cyrano, ma anche ai ricordi dell’infanzia e al teatro d’origine.
Le scene
La scenografia di Dario Gessati, è scintillante con la pedana circolare girevole, pervasa da sapienti cambi di luce, dove si alternano i personaggi, tra costumi luccicanti di pailletes come quelle che indossavano le soubrettes del varietà degli anni ‘60, come Delia Scala e Raffaella Carrà.
Il cast
Si destreggiano bene in scena, oltre ad Arturo Cirillo, anche Giacomo Vigentini, Francesco Petruzzelli, Rosario Giglio, Valentina Picello, Giulia Trippetta che mutano ripetutamente di ruolo, di recitazione e di costume, tutti bravissimi con meccanismi scenici perfetti guidati da una regia ad orologeria.
Impeccabile e carismatica l’interpretazione di Valentina Picello, la Rossana- Fata Turchina dai capelli azzurri.
La passione di Cyrano per Rossana, palese nei suggerimenti a Cristiano, è dolente anche se sempre irriverente.
Lo spettacolo ritorna nei confini del dramma alla morte di Cyrano tra silenzi densi di pathos che si fanno chiassosi a sipario calato negli applausi del pubblico.