Malavita, latitanza, soldi ed armi. I testi dei cantanti neomelodici sono pittoreschi, ricchi di pathos e forse in questo caso molto attinenti alla realtà.
L’operazione eseguita stamattina dai Carabinieri di Catania ha constatato il coinvolgimento di
due imprenditori, indagati a vario titolo per concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, nel ruolo di “custodi”. Quest’ultimi proteggevano il patrimonio accumulato dal gruppo di Picanello di Cosa Nostra, in modo da ostacolarne l’identificazione della provenienza.
Nel ricco “tesoretto” riconducibile alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano anche una casa discografica “Q Factor Records s.a.s” il cui genere di riferimento era (tirando ad indovinare) il neomelodico. Le indagini che hanno permesso l’arresto di 15 persone ed il sequestro di beni dal valore di 1 milione di euro, hanno svelato come la casa discografica fosse proprio intestata ad uno dei figli del boss. Lo studio di registrazione era un punto di riferimento anche per il noto cantante Gianni Vezzosi.
L’organizzazione che ventava la propria roccaforte per l’appunto nel quartiere di Picanello garantiva gli “stipendi” agli affiliati attraverso la gestione della c.d. “cassa comune” alimentata dai proventi derivanti da
estorsioni, attività di “recupero crediti”, traffico di stupefacenti e case da gioco clandestine.
I NOMI e i VOLTI degli implicati nell’operazione: i dettagli
E.G.