Chi non ha mai pensato, almeno una volta, di mollare tutto? Lasciare la città, lo smog, la corsa quotidiana. Ricominciare da zero in un luogo più semplice, magari immerso nella natura, dove il tempo scorre più lento e la qualità della vita conta più del numero di notifiche sul telefono.
Fin qui, tutto bello. Poi arrivano i costi. I mutui, le ristrutturazioni, il “Sì ma lì cosa faccio?”. E si torna al punto di partenza.
Eppure, c’è chi ha deciso di scommettere proprio su questi sogni: c’è un’isola italiana che offre fino a 15mila euro a chi decide di trasferirsi nei suoi piccoli paesi, e addirittura case a 1 euro.
Non è uno spot, ma un progetto concreto. Dietro, ci sono borghi che rischiano di sparire e amministrazioni che provano a rianimarli. L’iniziativa è reale e ambiziosa: dare nuova vita a centri storici semiabbandonati offrendo incentivi economici, soprattutto a giovani, famiglie, chi ha voglia di ripartire da una dimensione più umana.
Ma dov’è questa isola?
Siamo in Sardegna. Non sulla costa modaiola, ma nell’entroterra, dove piccoli paesi contano meno di 3mila abitanti e l’eco dei passi risuona tra le case vuote. Qui le autorità offrono:
- 15.000 euro a fondo perduto per chi acquista e ristruttura una casa
- 20.000 € a chi avvia un’attività nel borgo
- 600 € annui per ogni figlio nato dopo il trasferimento (più 400 € per ogni altro figlio fino ai 5 anni)
Condizione: trasferirsi davvero, prendere la residenza entro 18 mesi, vivere il paese a tempo pieno. Nessuna furbata da seconda casa per l’estate. E sì, le case a 1 euro esistono davvero, ma sono da ristrutturare. Alcune senza tetto, altre da ricostruire quasi da zero. Però, con il bonus in tasca, la sfida diventa possibilità.
Anche la Sicilia ci ha provato
Anche in Sicilia ci sono borghi che hanno tentato la strada delle case a 1 euro: Sambuca, Troina, Gangi, Castiglione di Sicilia. Il meccanismo è simile, ma mancano — almeno per ora — bonus strutturati come quelli sardi.
Serve una visione più forte, più ampia, che unisca rilancio demografico, cultura e nuove economie. Perché dietro ogni borgo c’è una storia da salvare. E il futuro, a volte, passa proprio da dove il tempo sembra essersi fermato.








