Nella nostra Isola abbiamo già visto diversi esempi di luoghi impregnati da mistero. Anche questa settimana rimaniamo nella provincia di Agrigento, ma ci spostiamo un po’ più a est, precisamente a Naro, a metà strada tra il capoluogo di provincia e Canicattì. Qui sulla parte più alta di un colle a 594 metri sopra il livello del mare si erge un castello, noto come Castello Chiaramontano di Naro.
Piccoli cenni storici
Costruito nel XII secolo e rimaneggiato tre secoli dopo in epoca chiaramontana, dalla quale prende il nome, fu dimora del re Federico III re d’Aragona e luogo nel quale lo stesso re Federico emanò i 21 capitoli del regno, che riguardavano il buon governo di terre e città appartenenti al Regno di Trinacria. Negli anni successivi è stato abitato da re Martino Il Giovane e dalla regina Maria.
La leggenda di Giselda
Ma quello che più colpisce di questo castello è la storia di madonna Giselda, castellana dalle chiome nere e dagli occhi azzurri e tristi, il cui fantasma bianco ancora oggi vagherebbe nelle notti negli spalti del castello alla ricerca dell’amato Bertrando, un paggio del quale si innamorò.
La storia del fantasma di madonna Giselda ce la racconta lo storico Lillo Novella, autore anche di diverse pubblicazioni su questa tradizione che si tramanda da diversi anni.
«Sembra che questa leggenda provenga da un fatto realmente accaduto – spiega Novella –, ma può essere anche che sia una storia che è diventata leggenda o viceversa. Viene raccontata dagli antichi e specialmente dagli abitanti del quartiere in cui sorge il castello. Risale al periodo medievale, quando il signore di Naro era un certo Pietro Giovanni Calvello, che aveva sposato Giselda, una ragazzina rispetto alla sua età. Lui come uomo d’armi era importante in Sicilia, ma come marito lasciava spesso desiderare. Lei abitava a Naro e nel castello c’era un paggio di nome Bertrando. Essendo dei giovani si incontravano spesso sul terrazzo delle torre del castello, ma qualcuno venne avvisato di questo incontro e così Calvello ritornò sorprendendo la coppia e rinchiuse Giselda in un stanza del castello».
Cosa si dice adesso?
Non era proprio una tresca quella tra Bertrando e Giselda, ma «probabilmente una simpatia giovanile. Lei per questo fatto si lasciò morire di fame e di dolore. Adesso si dice che nelle notti di luna piena proprio di questo periodo di ottobre si veda un bianca fantasma che si aggira sulla torre e che si senta addirittura il canto di un cardellino. Inoltre si dice anche che Bertrando canti i suoi stornelli a Giselda. Tutto è possibile, ma comunque si tratta di una storia affascinante».
Una leggenda ancora nota agli abitanti
C’è stata una recente pubblicazione che ha parlato di questo amore platonico tra i due giovani che si sono incontrati. La leggenda è comunque ancora nota tra gli abitanti: «Di generazione in generazione si continua a raccontare questa storia, ma nei primi del Novecento non c’erano né lavatrici né asciugatrici, il che portava le donne a stendere i panni fuori. Qualche folata di vento avrà portato via qualche federa nel terrazzo che probabilmente nelle notti di luna piena gira, sembrando così un fantasma. Calvello è stato signore di Naro e la storia è vera».








