Potrebbe essere l’udienza decisiva per portare Matteo Salvini a processo quella che si terrà oggi alle 09:30 presso l’aula bunker Bicocca di Catania del caso Gregoretti.
L’ex ministro dell’Interno deve rispondere delle accuse di sequestro di persona e abuso in atti di ufficio. Salvini sarà come sempre affiancato dall’avvocato Giulia Bongiorno. Ma il leader della Lega non è l’unico nome appartenente al mondo della politica atteso nel capoluogo Etneo: saranno ascoltati -su richiesta del Gip- anche Luigi Di Maio, ai tempi della vicenda vicepremier, e l’attuale ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
L’ormai ex premier Giuseppe Conte, invece, ha rilasciato la propria deposizione lo scorso 28 gennaio, al giudice Nunzio Sarpietro che si trovava “in trasferta” a palazzo Chigi, poco prima di essere pizzicato seduto in un ristorante romano malgrado il Lazio fosse in zona arancione.
Il caso
Il 27 luglio 2019 “abusando dei suoi poteri-come si legge nei documenti- Matteo Salvini avrebbe privato della libertà personale 131 migranti a bordo dell’unità navale Gregoretti della guardia costiera italiana”. Solo il 31 luglio, dopo un accordo con altri paesi europei circa la distribuzione dei migranti, fu disposta l’autorizzazione allo sbarco nel porto di Augusta.
Sul caso, la Procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione. Il Gup, però, aveva chiesto di sentire anche Toninelli, Trenta con un incontro fissato lo scorso 12 dicembre, Conte, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese. La linea difensiva di Salvini, sottolineava come fossero stati garantiti assistenza medica, viveri e beni di prima necessità oltre che lo sbarco istantaneo di malati e minorenni. Dunque saremmo lontani da un caso di “illegittima privazione della libertà”.
Al contrario il Tribunale dei ministri, chiedendo invece il processo, sottolineò come l’ex Ministro dell’Interno fosse stato responsabile di aver “determinato consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale” dei migranti, “costretti a rimanere in condizioni psicofisiche critiche” a bordo. I tre giudici per i reati ministeriali hanno inoltre sostenuto come “non vi fossero ragioni tecniche ostative all’autorizzazione allo sbarco”, aggiungendo che “le persone soccorse potevano tempestivamente essere sbarcate e avviate all’hot spot di prima accoglienza per l’identificazione, salvo poi essere smistate secondo gli accordi eventualmente raggiunti a livello europeo”.
Inoltre, secondo l’accusa, i migranti non rappresentavano alcuna minaccia per l’ordine pubblico che potesse compromettere lo sbarco immediato.
E.G.