Miriam Leone bullizzata al liceo è un grande “minchiata” (e lasciateci passare il termine).
Il solito “vizietto” giornalistico: una dice all’intervistatore, “mi chiamavano Elio e le Storie Tese” ed esce il titolo: “bullizzata al liceo”.
Il giornalista dovrebbe sempre mettere da parte la sua personalità ma quando si trova ad essere testimone di un fatto – forza maggiore – lo deve raccontare. Caso vuole, fui sua compagna di scuola proprio in quel liceo ed ancora oggi è fortissimo il ricordo di Miriam Leone. Miriam non solo era bella, ma era anche intelligentissima. Un portento.
Camminava “3 metri sopra il cielo” tra i compagni anatroccolo, avvolta come in una nuvola di intagibilità. Si badi bene, non era super popolare e altezzosa come quei personaggi da high school dei film americani, era Miriam che tra l’altro rivolgeva a chiunque – come una novella madonna compassionevole – un sorriso confortante e coinvolgente.
È vero, leggeva e studiava tanto, come lei racconta spesso. Per forza, era la figlia del grande prof di italiano, latino e greco Ignazio Leone. Caso vuole, era mio docente in quel liceo e bastava un solo sguardo perchè ci spegnesse tutti. Un’ora di lezione del professore Leone valeva quanto 3 mesi di lezioni universitarie; durante l’interrogazione, non chiedeva risposte ma ragionamenti. Di talché, sembra ovvio che Miriam avesse piuttosto un’area “pensosa”. Unico difetto di Miriam Leone – ai miei occhi – è che era troppo “sinistroide”, credo sia caduta anche lei in quella moda di allora di indossare la kefia (che un poco mi sapeva di puzzolente, non la sua in particolare) per affermare uno status politico e storico.
In questa intervista al corriere lei afferma: “La gente mi vede bella e non riesco a capire. Non sono mai contenta del mio aspetto”. Sicuramente lei, da adolescente sensibile e profonda, doveva porsi tante domande sulla sua persona, sul suo fisico. Però, lo ricordo bene quel giorno, sorprese tutti quando al mio ultimo anno di liceo (lei è più piccola della scrivente) Miriam si candidò per il titolo di Miss Classico. “Troppo intelligente per un concorso di bellezza scolastico” ma forse la Leone aveva capito il vero spirito: “io mi candido non solo perchè sono bella, ma anche perchè ho una paggella da paura”. Alla fine il titolo di miss in un liceo classico dovrebbe prendere in considerazione bellezza e voti.
Vinse – chiaramente – e spiazzò pure la contendente di allora. Poveraccia quest’ultima, aveva passato 5 anni a concorrere con Miriam (superiore a sua volta a quella rivalità) e pochi anni dopo anche lei avrebbe partecipato al concorso di Miss Italia senza aggiudicarsi il titolo. Solo due anni dopo Miriam sarebbe stata eletta Miss Italia 2008. Per anni mi sono chiesta: “chissà come l’ha presa Tizia (non dirò il suo nome) che è sempre stata sempre scalzata da Miriam”.
Bullizzata al liceo allora una cippa. Offenderemmo l’istituzione intera e quei ragazzi tutti – compresa io – che la guardavamo invece con tanta ammirazione. Alla fine, per ciascuno di noi, uscire dall’adolescenza incolumi dai giudizi altrui è una grande impresa ma non per questo siamo stati vittime di bullismo. Da una parte la tendenza odierna a “marchiare” e “categorizzare” tutto in maniera veloce. Ai miei tempi, è il caso di dirlo, non esistevano i bulli c’erano i compagni antipatici e quelli simpatici. Dall’altra la poca attendibilità che spesso contraddistingue il modo in cui racconta il giornalista. Abbiamo bisogno di numeri e forse scegliamo la via più breve per farlo. Anche io, nello scrivere queste righe mi lascio forse prendere la mano dal “colore”, a mia discolpa dirò che faccio appello ai miei ricordi di ragazzina e alla reale percezione che ho di essi.