E’ inizita oggi la requisitoria del pm Stefano Luciani nel processo che vede imputati tre poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
“Mi scuso in anticipo con le parti civili di questo processo perché la requisitoria che mi accingo a fare non sarà adeguata a quella che sarebbe dovuta essere la conclusione di questo processo. Si è celebrato in 70 udienze, sono stati escussi oltre 112 soggetti, con oltre 4.900 pagine di trascrizioni”.
Queste le parole del pm che aggiunge :“Non sto a sottolineare le implicazioni ulteriori che ha questo processo. Certamente meritava una discussione diversa da parte del pubblico ministero”.
Secondo l’accusa i tre ex componenti del gruppo “Falcone Borsellino”, assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara, avrebbero indotto Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso, mediante minacce, pressioni psicologiche e maltrattamenti.
L’accusa – di cui sono chiamati a rispondere davanti al Tribunale collegiale presieduto da Francesco D’Arrigo – è di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra.
“Questo processo – ha continuato Luciani – viene a continuità di un lavoro che inizia alla Procura di Caltanissetta nel 2008 quando Gaspare Spatuzza inizia a raccontare una verità che da subito è apparsa dirompente”.
“Era una verità che andava a sconvolgere ben due processi – conclude – che si erano già celebrati per la strage di via D’Amelio e che andava a mettere in discussione condanne all’ergastolo. E’ facile dunque comprendere che tipo di impegno attendeva la procura di Caltanissetta e le altre procure interessate”.