“Senza radici, non esisterebbe la bellezza dell’albero!”. Questa affermazione nasce da un indagine personale grazie al “percorso di analisi e del controllo della mente”, coniato da Patanjali, Il “Raja Yoga”, lo yoga più elevato. Il primo degli 8 Limbi dello Yoga è Yama (suggerimenti etici) rivolti verso se stessi e gli altri, per un quieto vivere. AHIMSA vuol dire Non Violenza.
Nel processo di rigenerazione dell’uomo, il primo passo da compiere è l’eliminazione della sua natura bestiale. Il tratto predominante è la crudeltà. Per questo motivo i grandi saggi prescrivevano l’Ahimsa, un po’ come il medico di oggi prescrive le ricette. Pensiamoci, se il medico, e non solo, iniziasse a prescrivere oltre i farmaci, anche parole sagge e concrete, ci sarebbero meno malanni, meno le conseguenze nefaste che ben conosciamo nella società di oggi. Pensiamo ai nostri nonni, agli antenati che dispensavano grandi insegnamenti non avendo poco o nulla nella vita, ma erano grati ogni giorno di quel poco che avevano senza desiderare altro, e questo li portava ad una divinizzazione dell’essere umano, vivendo la vita veramente, e non per finta.
L’efficacia del metodo Ahimsa
Prescrivere l’Ahimsa è un metodo più efficace per contrastare e sradicare la Pasu Svabhava, da Pasu “bestiame” e Svabhava “divenire proprio”, tradotto sarebbe la natura primordiale presente in tutti gli esseri viventi, in particolare la natura violenta o crudele che si ritiene sia innata. Uno degli obiettivi di varie scuole di yoga è eliminare (o almeno mediare) pasu-svabhava.
E pensandoci, lo Yoga è proprio una scuola di Educazione Civica, emozionale, atta a formare cittadini, prima di tutto persone, consapevoli e responsabili, dotati di competenze sia cognitive che emotive. Questo approccio mira a sviluppare consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, empatia, capacità di prendere decisioni corrette e a costruire relazioni positive, contribuendo così a un ambiente sociale, scolastico, familiare più positivo e al benessere generale di tutti.
L’aspetto pasu-svabhava della natura umana è brutale, crudele e bestiale, con una propensione alla violenza, all’odio e alla rabbia. Con esso arriva il desiderio di danneggiare e distruggere. Questo maltrattamento degli altri può essere fisico o mentale/emotivo.
Ahimsa sviluppa amore e verità universali
Nelle asana yoga ” posizioni yoga”, il praticante impara a non farsi del male cercando di andare oltre ciò che il corpo è capace di fare. Onorando il corpo attraverso asana, meditazione e sforzo consapevole, questa consapevolezza e conoscenza del principio etico AHIMSA di non arrecare danno si diffonderà al Sé interiore, e alla fine sottometterà il pasu-svabhava interiore.
Quindi riassumendo, Ahimsa o l’astenersi dal causare sofferenza a qualsiasi creatura vivente, che implica l’assenza di violenza nei pensieri, nelle parole e nelle azioni verso tutti gli esseri viventi, è una qualità particolarmente enfatizzata dall’etica indiana, Ahimsa o non violenza è la dottrina centrale della cultura indiana fin dai primi giorni della sua storia.
Mettere in atto Ahimsa in pochissimi passi è molto facile, basta essere naturali nel processo, osservarsi senza giudizio di fronte alle nostre reazioni, lasciando andare la maschera del giudice autoritario, di solito i peggiori giudici siamo noi.
Quando avremo imparato ad amarci, possiamo iniziare il vero percorso di autorealizzazione
Un esercizio pratico e comune è quello del traffico in strada, quando siamo in auto, oppure sul nostro mezzo di trasporto, bicicletta, monopattino, osserviamo come stiamo guidando, se siamo di fretta oppure stiamo andando lenti, e poniamoci la domanda ” Sono stata/o altruista e corretta/o”? Se non lo siamo stati chiediamoci il perche’ senza giudizio, ci sara’ un motivo, se non c’è allora osserviamoci ancora di piu’ , forse copiamo gli altri? Mettiamo l’autopilota…
Secondo esercizio: Osserviamo gli altri come guidano; ricordando che siamo tutti degli autisti in quel momento, quindi non c’è alcuna differenza, siamo tutti in un percorso, tutti percorriamo quella strada. C’è ad esempio chi va di fretta con l’auto tagliando la strada perché può perdere il colloquio della vita, e magari non arrivare a fine mese con l’affitto di casa, chi ha perso un caro e sarà triste e distratto alla guida camminando al centro della carreggiata, chi per giunta non ha alcuna consapevolezza di sé e automaticamente degli altri danneggiando veicoli e persone, e non per questo dobbiamo autorizzarci ad aumentare la loro tristezza, rabbia, paura, vergogna. Ma, essere più comprensivi senza aspettarci da loro comprensione, allora si manifesterà dentro il nostro cuore l’albero della gioia, dell’amore, della gentilezza, un albero sano, un albero saggio.
Perché motivare è meglio che punire
Ricordandoci però una cosa importante, non confondiamo la non violenza con sottomissione, evitare di recare dolore fisico sarebbe sempre la prima scelta, ma se dobbiamo difenderci da una aggressione, una denuncia sbagliata etc etc, dovremmo sempre agire, dobbiamo fare il nostro dovere, proteggendo noi stessi la nostra famiglia, le persone fragili che non possono difendersi, scegliendo sempre il male minore, ma non possiamo sottrarci dal nostro dovere. Ahimsa è vero sacrificio, Ahimsa è perdono, Ahimsa è una grande forza spirituale.








