Un’app per curare l’acufene? Questo è quello che succede quando uno smartphone risolve davvero i tuoi problemi.
L’acufene non è altro che quel rischio, ronzio, rumore che si sente nelle orecchio. Un rumore in realtà inesistente. Può essere avvertito da un solo orecchio o da entrambi ed è un fenomeno più diffuso di quanto possiamo pensare.
L’acufene può essere causato da disturbi neurologici oppure causato da una prolungata esposizione a forti rumori, come accade spesso ai musicisti.
Infatti proprio tra il 30 e il 50% dei musicisti soffre di acufene.
Quando questo disturbo diventa una presenza costante, anche durante la notte, diventa invalidante.
Dall’università di Auckland in Nuova Zelanda arriva a tal proposito un importante studio della durata di oltre 20 anni. Lo studio è stato effettuato da un gruppo di ricerca guidato da Grant Searchfield e Phil Sanders. Lo studio pone al centro dell’interesse una terapia basata sulla tecnologia degli smartphone. L’idea è quella in qualche modo di prendere quasi in giro il nostro cervello. Quindi, se l’acufene in realtà è un suono inesistente ideato dal nostro cervello, perché non ingannare il nostro cervello portandolo ad ignorare questo suono?
“UpSilent” è il test della terapia digitale sperimentale che quindi si basa sull’uso di un’app per smartphone, cuffie Bluetooth a conduzione ossea, un cuscino per il collo con altoparlanti incorporati e una dashboard per i medici basato su cloud. Per il controllo è stato usata l’app di auto aiuto “White Noise” che si basa su una terapia del suono passiva.
L’app è stata ovviamente configurata in base alle necessità del singolo paziente che poteva usufruire dall’app di diverse tre modalità: ascolto passivo, ascolto attivo e consulenza.
Suoni si sollievo hanno interagito così con l’acufene creando un mascheramento con quelli di rilassamento. Il risultato è stato un effetto emotivo positivo.
Alla fine di questo complesso studio effettuato su un gruppo di 31 persone, sono stati rilevati miglioramenti dopo sole 12 settimane. Un miglioramento su oltre il 65% dei partecipanti sui quali l’acufene stava prendendo il sopravvento.