Io sono il mio Guru, l’importanza di avere un Maestro

di Nicol Graziano

Dal sanscrito la sillaba “gu” significa oscurità, la sillaba “ru”, colui che le dissipa. Il guru è visto come colui che “dissipa l’oscurità dall’ignoranza”.

Un cambiamento totale con l’Era digitale

Ci troviamo di fronte a un cambiamento totale, direi un fenomeno olistico, stiamo vivendo una metamorfosi sociale, economica, geologica.
In questa Era digitale, arrivata così velocemente abbiamo sostituito i nostri libri, maestri delle scuole, padri, madri, nonni a Google e tutti i social che ne seguono. In tutta questa moltitudine ci siamo resi conto di essere soli, e quindi non basta solo un sapere scritto, ma anche raccontato attraverso il dialogo, attraverso gli insegnamenti, per esempio dei nostri avi o semplicemente l’insegnante di una disciplina come le arti marziali, lo yoga, la ginnastica, la musica. Per allacciarmi alla visione orientale e yogica cito un testo importantissimo del panorama della filosofia induista, la Bhagavad Gita.

Bhagavad Gita, racconto di una battaglia

La Bhagavad Gita non è solo un libro, è una vera guida pratica alla vita di tutti giorni ed esemplifica l’importanza di un Guru. Arjuna, di fronte alla consapevolezza di dover combattere contro i suoi simili, è paralizzato dal dolore e dal rimorso. Sopraffatto, depone le armi e si rifiuta di combattere. Nonostante la sua abilità intellettuale e la sua abilità nella guerra, si ritrova privo di chiarezza e pieno di dubbi. In questo momento si rivolge a Krishna per una guida e, in sostanza, cerca Krishna come suo guru. Questa interazione esemplifica l’importanza, all’interno della tradizione indù, per un discepolo di cercare la guida di un guru spirituale esperto.

La Bhagavad Gita racconta di una battaglia, realmente accaduta o no non importa, è una metafora, che ci vuol insegnare che ogni giorno viviamo una piccola battaglia, gli ostacoli lavorativi, all’università con gli esami, nelle relazioni, o alla pandemia che ci ha visto molto impauriti. Non esiste vincente o perdente, esiste avere un giusto atteggiamento, lavorare sulla nostra consapevolezza per fare la scelta che fa meno male, rispettando noi stessi, gli altri e mettendo in pratica le virtù etiche che ogni uomo possiede.

La vita diventata molto artificiale

Noi Occidentali non abbiamo mai avuto la cultura di chiedere aiuto a qualcun altro, avendo anche quell’arroganza ingenua che ne deriva dall’Europa meridionale. La vita è diventata molto artificiale. La scienza ha aggiunto molti comfort alla vita degli uomini, molti lavori vengono svolti dall’elettricità. Ci sono dei vantaggi, ma anche degli svantaggi. Ha reso la vita molto costosa e lussuosa. Un lusso di oggi diventa la necessità di domani. Una società edonistica, la gratificazione dei sensi è diventata lo scopo della vita.

Compassione, onestà, comprensione sono virtù che lentamente svaniscono, se non impariamo a nutrirle e a frequentare maestri reali e maestri spirituali.

Un maestro può essere anche un bambino, che ci insegna prima di tutto la meraviglia, la bellezza della vita nella sua forma più primitiva. Apprezzare ciò che già abbiamo, prima di afferrare qualcosa che un giorno dovremo lasciare.