Megara Hyblaea, emblema della migrazione dei Greci

di Giuliano Spina

Qualcuno la chiama la Pompei di Sicilia, ma Megara Hyblea, nella periferia del territorio di Augusta, è molto di più. Si tratta di una colonia fondata dai greci di Megara Nisea nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., che assieme a Leontinoi rappresenta una delle colonie greche della Sicilia.

La storia

Dopo aver avuto come colonia Selinunte, in Sicilia occidentale, nel secolo successivo Megara Hyblaea fu rasa al suolo nel 482 a.C. dal tiranno Gelone e nel 213 a.C. i romani la colonizzarono e si mantenne nelle vesti di borgo rurale fino all’età bizantina e si parla dell’esistenza di un piccolo insediamento nei pressi del porto sul vicino fiume Cantera nel Medioevo.

La presidente della sezione di Augusta dell’Archeoclub d’Italia, Mariada Pansera, ha spiegato in primis come Megara Hyblaea rappresenti l’esodo dei greci verso la Sicilia.

«Megara Hyblaea è l’emblema di questa migrazione dei Greci – ha detto la Pansera – dalla madrepatria nel 728 a.C, in questo caso da Megara Nisea, che si stanziarono nella foce del fiume Cantera, nei pressi di un fertilissimo terreno agricolo che poi si rivelò prospero per i suoi abitanti. Ancora oggi Megara Hyblaea è una colonia che rappresento un prezioso scrigno per gli archeologi perché non vi si è sovrapposto nulla sui resti di età ellenistica e romana».

Il percorso dei megaresi prima di stabilirsi

Ma Megara Hyblaea non fu il primo luogo in cui si stabilirono i megaresi, che «prima si fermarono a Trotilon, l’odierna Brucoli, a Leontinoi, l’odierna Lentini, che però era una colonia calcidese, e infine a Thapsos, dove il loro condottiero morì. Così si trasferirono in questo pezzo di terreno che fu concesso loro da re Iblone, che si trovava dove ora c’è Melilli e che fu uno stratega lungimirante per avere in cambio il supporto da parte dei megaresi nel caso si dovesse trovare in guerra. Il nome fu dato in onore al re Iblone, ma la colonia è stata conquistata e ricostruita due volte e infine distrutta in modo definitivo per mano del console Marcello di Siracusa».

Luogo appetibile per gli archeologi

Il luogo però è suggestivo perché «la stratigrafia è appetibile per gli archeologi. Oggi il percorso offerto dal parco ai visitatori consiste nell’agorà, nei bagni ellenistici, ancora decorati perfettamente e che andrebbero protetti e preservati. Importanti per il luogo anche lo spazio dedicato al culto del fondatore, il condottiero Lamis, e il fatto di aver dato i natali e Epicarno, che andò a Siracusa dopo la deportazione da parte del tiranno Gelone».

«Da ricordare anche il Kouros, figura maschile che sulla coscia porta un’incisione che ci dice chi era questo ragazzo, e la Kourotrophos, la madre che allatta i due gemelli. Entrambe le statue sono esposte al museo Paolo Orsi di Siracusa e la seconda è acefala, ovvero senza testa. La Kourotrophos inoltre fu frantumata in 936 pezzi dal martello pneumatico durante gli anni ’50, quando si posero le basi per la costruzione del polo petrolchimico».

Su cosa si sta lavorando?

Il sito però deve essere riportato del tutto alla luce, in quanto «attualmente si lavora per la riapertura dell’Antiquarium, dove saranno esposti tutti i reperti di Megara Hyblaea, provenienti anche dagli scavi recenti, perché la storia di Megara Hyblaea è legata anche al nome dell’archeologo francese Georges Vallet, che ha reso possibile il salvataggio della Kourotrophos. Dagli anni ’50 la missione francese dell’Ecole Francaise de Rome, capitanata all’epoca da Vallet, opera su Megara Hyblaea venendo due volte all’anno sia per scavare che per catalogare quello che si trova nei mesi precedenti».

Il cambiamento della nomenclatura e il supporto delle associazioni per la pulizia

Nel 2018 il parco ha cambiato nome: «Fino ad allora si chiamava Parco Archeologico di Leontinoi. Fu il compianto studioso Sebastiano Tusa, all’epoca assessore regionale ai Beni Culturali, a volere inserire all’interno del parco anche Megara Hyblaea e due anni dopo, sotto l’assessorato di Alberto Samonà, la denominazione diventò Parco Archeologico di Leontinoi e Megara, dopo la nostra istanza. Da un punto di vista turistico ancora la situazione non florida, in quanto vengono pochi turisti e le condizioni di pulizia sono state pessime per tanto tempo».

«Noi nel 2018 siamo diventati operativi con la pulizia, con il partenariato di diverse aziende del nostro territorio, come la Buzzi Unicem e Gessi. Oggi per fortuna il parco gode di un ufficio economato e l’attuale direttore Agostino Messana è riuscito a far ripulire dalla Forestale anche zone rimaste coperte dalla vegetazione anche da decenni. Abbiamo anche organizzato eventi che hanno attirato diverse persone provenienti da diversi luoghi, come le Giornata Europee dell’Archeologia».