Tra le malattie che possono colpire i cani c’è anche la filariosi, che prende il nome dal parassita filaria. Quest’ultimo è un nematode che può essere trasmesso al cane attraverso la puntura di una zanzara e la malattia può presentarsi in due forme, quella cardiovascolare e quella sottocutanea.
La prima è sicuramente la più pericolosa e colpisce sia il cuore che i polmoni del cane, mentre la seconda si manifesta con lesioni sotto la pelle. A essere più colpiti sono quindi i cani e più in generale altri animali appartenenti alla famiglia dei canidi, come lupi e volpi.
Da quando è diagnosticabile e come si diffonde
Le origini e la diagnosi di questa malattia le spiega il veterinario e appassionato di divulgazione Mirko Ivaldi, che sottolineato come la scoperta sia relativamente recente.
«La filariosi è di diffusione più o meno recente – afferma Ivaldi – nel senso che ha cominciato a essere facilmente diagnosticabile tra gli anni ’60 e ’70 e ha una diffusione praticamente mondiale. Si sta diffondendo sempre più nelle zone di alta montagna o fredde per via del cambiamento climatico. Questo perché si tratta di una malattia parassitaria nella quale l’ospite intermedio sono le zanzare, di qualsiasi razza. E’ un verme rotondo, mentre le microfilarie sono microscopiche, devono essere aspirate da un cane già malato di filaria, la zanzara aspira del sangue con dentro le filarie, le microfilarie vanno a mettersi all’interno della zanzara in modo tale che quando la zanzara andrà a pungere un altro cane si vanno a infilare di nuovo nel circolo sanguigno e terminano il loro ciclo vitale del cane riproducendosi reimmettendo all’interno del cane altre microfilarie. In questo modo vivono dentro i vasi sanguigni dell’animale».
Scoprire dove vive il parassita
Per capire il problema basta quindi capire dove questi parassiti vanno a vivere: «Possono creare insufficienze cardiache o addirittura delle necrosi, che sono comunque molto rare perché se la filaria cresce in termini di dimensioni va a vivere in luoghi sempre più grossi avvicinandosi comunque sempre più al cuore. Alcuni casi non ben gestiti possono causare anche il riempimento del cuore del cane di vermi. Se la filariosi è agli inizi esistono dei vermifughi appositi e invece diventa un problema se i vermi pur morendo diventano comunque corpi estranei e fanno da trombi. In quest’ultimo caso il cane va seguito passo dopo passo a livello ambulatoriale».
Come può essere la profilassi?
Esistono però anche altri modi per controllare la filaria, come «la profilassi che può essere sia mensile che stagionale. Si può cercare di rendere il cane non adeguato alla crescita delle microfilarie attraverso la somministrazione di un antielmintico. Da qualche anno a questa parte c’è anche un’iniezione sottocutanea a lentissimo rilascio sempre di antielmintico che permette di coprire l’animale per renderlo come un ambiente inospitale per le microfilarie. Si parla di mesi perché chiaramente la filaria è un problema quando circolano le zanzare. Nella parte nord occidentale dell’Italia si comincia il trattamento intorno a marzo-aprile e l’ultima compressa la si somministra a ottobre. Nel meridione si preferisce fare il trattamento tutto l’anno per ragioni di cambiamento climatico. Le compresse, le iniezioni e i collari repellenti aiutano a tenere lontane le zanzare. Negli ultimi anni con questa profilassi i casi clinici estremi sono diminuiti e non poco».
Cosa fare nei casi più avanzati?
Anche i gatti non sono del tutto immuni, ma «è una cosa abbastanza rara. Può colpire più facilmente volpi e lupi, ma non sono controllabili, così come le zanzare, il che rende necessario lo svolgimento della profilassi antiparassitaria per questi animali. Nei casi più avanzati, con maggiori danni a livello cardiocircolatorio, la cura consiste nel riuscire ad abbattere la carica parassitaria e sperare o direttamente riuscire a eliminarli senza però trasformarli in corpi estranei che possono andare in giro nel sistema circolatorio. A seconda della gravità delle lesioni subite si somministrano delle compresse per tutta la vita e gli si fa fare un certo tipo di attività fisica».
Alcune razze sono geneticamente predisposte
Non esiste infine una fascia di età più critica perché «per tutta la sua vita il cane può essere esposto a questo rischio. La cosa fondamentale è una costante profilassi antiparassitaria perché garantisce che l’animale non subisce alcun danno nemmeno da una filaria di passaggio. I cani randagi purtroppo sono un ottimo serbatoio di diffusione per questa patologia, perché pure loro non sono controllabili. Inoltre alcune razze come il Collie hanno un particolare gene che li rende estremamente sensibili ad alcuni principi attivi presenti all’interno di alcuni antielmintici. Per loro si usano quindi altre molecole. L’esposizione è uguale indipendentemente dalle dimensioni del cane».








