Il fenomeno della trap in Italia rappresenta uno dei maggiori eventi musicali e culturali degli ultimi anni. Artisti come Sfera Ebbasta, Tedua, Tha Supreme, Ghali e i Dark Polo Gang hanno portato nelle classifiche, nei social e nelle piattaforme di streaming stili, linguaggi e immaginari spesso molto distanti da quelli a cui le generazioni precedenti erano abituate.
Eppure, mentre per molti giovani la trap è un veicolo di identità, comunità e rapidità espressiva, per una parte del pubblico più adulto rappresenta qualcosa di ostico: non un linguaggio “misterioso”, ma un linguaggio percepito come aggressivo, volgare o superficiale.
Cosa sta cambiando e perché
Dal punto di vista formale, la trap italiana si caratterizza per beat serrati, uso marcato dell’Auto‑Tune, linguaggio crudo o esplicito, riferimenti alla strada, al lusso immediato, all’esibizione e alla mobilità sociale. Dal punto di vista sociologico, la trap emerge da contesti urbani marginalizzati, da seconde generazioni, da periferie e da ambienti in cui la visibilità e il linguaggio rapido diventano strumenti per affermarsi e per far sentire una voce.
In molti si chiedono perché le generazioni più grandi faticano a comprenderla. Le ragioni dietro il mancato “allineamento” generazionale sono molteplici.
Riferimenti culturali diversi
Le generazioni più adulte sono cresciute con cantautori, pop o rap classico che privilegiavano testi narrativi, melodie riconoscibili e tematiche spesso più “universali”. La trap propone spesso velocità, frammentazione, slang, immagini forti e talvolta provocatorie.
Valori e linguaggio
Il linguaggio della trap spesso usa esibizione, stile “flusso”, riferimenti al consumo, all’immagine, al successo rapido. Per generazioni che hanno un altro “patrimonio valoriale” (lavoro lento, accumulo, carriera stabilizzata), il messaggio può apparire come superficiale o immaturo.
Cambio di paradigma produttivo
La trap è strettamente legata a Internet, social, streaming, viralità. La generazione più grande è abituata a un modello diverso dell’industria musicale (album fisici, radio, concerti tradizionali). Il modo di consumo differente: fruizione veloce, playlist, video virali , produce una distanza esperienziale.
Verso un dialogo generazionale?
Il divario non è destinato a durare per sempre. Alcuni elementi possono favorire la comprensione reciproca: Educazione all’ascolto: riconoscere che la trap è linguaggio generazionale, non necessariamente “peggiore” o “superficiale”, ma diverso.
Analisi critica condivisa: è possibile discutere dei temi (per esempio consumismo, immagine, violenza) in modo aperto, senza rimprovero né idealizzazione.
Scoperta dei codici: capire slang, format, estetica visiva (video, Instagram, TikTok) aiuta ad avvicinarsi al genere.
Riconoscimento della qualità: la trap non è un blocco monolitico: ci sono contenuti, sperimentazioni, intrecci con rap, pop, elettronica. In questi sensi, la trap può diventare non solo oggetto di critica generazionale, ma anche ponte tra culture musicali diverse.







