Nella nostra Isola gli investimenti sugli impianti per la produzione di energie rinnovabili vanno avanti anno dopo anno. Questa sicuramente può essere vista come una buona notizia da chi da anni si batte affinché la produzione di sostanze dannose per l’aria che respiriamo arrivi quantomeno a rallentare, se non a fermarsi del tutto.
La coesistenza degli impianti con l’ecosistema dell’Isola
Ma l’installazione di pannelli fotovoltaici, di pale eoliche o di altri tipi di impianti non sempre viene vista come una soluzione ai problemi. Anzi in alcuni casi tutto questo non convive nel migliore dei modi con l’intero ecosistema naturale della Sicilia. In alcune aree infatti l’installazione di questi impianti crea non pochi problemi all’ambiente, in particolar modo alle specie sia di fauna che di flora autoctone.
Una prova di ciò è il fatto che all’inizio di quest’anno fu reso noto come i territori di Racalmuto e Grotte, nell’Agrigentino, rischino di essere deturpati proprio a causa di tre gruppi di aerogeneratori in costruzione e di altri che sono ancora in progettazione.
Dove andrebbero installati i pannelli fotovoltaici?
La presidente di Italia Nostra Sicilia e della sezione di Melilli, nel Siracusano, Nella Tranchina, ha mostrato come gli impianti fotovoltaici debbano essere installati in aree specifiche.
«Noi come Italia Nostra – ha detto la Tranchina – crediamo nelle energie alternative, ma anche sul fatto che non siano sfruttate o sui campi agricoli o in zone paesaggisticamente molto valide. Ammettiamo le energie rinnovabili sui tetti delle case, perché del resto nei centri storici ci sono tegole fotovoltaiche. Possono essere sfruttate sui capannoni industriali o nelle zone industriali dismesse. Invece si va ad aggravare la situazione dei terreni agricoli, che già soffrono per via della crisi dell’agricoltura. Anziché dare incentivi agli agricoltori ne beneficiano le multinazionali che ci lucrano e che stanno distruggendo i nostri paesaggi».
I rischi per la fauna
Il territorio quindi ne risente, ma come abbiamo detto alcune specie di fauna corrono il rischio di scomparire.
«Quando si va a posizionare una pala c’è uno sventramento in aree boschive e di molto pregio che porta a un cambiamento della zona perché si devono fare strade, si devono portare milioni di quintali di cemento e ferro. Inoltre i pannelli fotovoltaici fanno l’effetto lago per gli uccelli, che credono di entrare in acqua quando invece sbattono contro questi pannelli e muoiono, cosa che avviene anche con le pale eoliche. Prima di abituarsi a quell’ostacolo nelle loro rotte migratorie ci mettono un po’ di tempo. In questo modo si perde anche la biodiversità e ci possono essere anche danni idrogeologici perché cambia la morfologia del terreno».
Cosa poter fare nella pratica?
L’azione di Italia Nostra comunque non si ferma, in quanto «ogni volta che vediamo impianti non consoni alla normativa contenuta nell’articolo 9 facciamo le nostre osservazioni alla commissione che rilascia le autorizzazioni per le installazioni. Ripeto che dobbiamo utilizzare i tetti delle abitazioni e le zone industriali dismesse o altri terreni inutilizzati. Le pale eoliche rilasciano anche sostanze nocive e collassano creando danni pazzeschi. Per l’installazione ci sono delle zone dedicate che devono essere scelte dalle istituzioni, che però ancora non sono state definite».







