Lo Chef Giorgio Locatelli ha definito la Sicilia “un gioiello” culinario così raro da meritarsi un posto in un reportage del The Guardian.
Il giudice di Master Chef ha indicato l’Isola tra le mete del gusto imperdibili. Di certo, Locatelli non ha scoperto l’acqua calda, ma è innegabile il prestigio che la Sicilia detiene a livelo gastronomico. Anche se, lo chef stellato è scivolato parecchio, dimostrando di conoscere davvero poco ciò su cui era interrogato.
Chissà se la Sicilia ha conquistato l’indipendenza senza che nessuno ne fosse a conoscenza
«La Sicilia è un gioiello, di enorme cultura: greci, romani, arabi, normanni, spagnoli, britannici e italiani hanno lasciato qualcosa», esordisce Giorgio Locatelli.
Qualcosa stona sia geograficamente che storicamente. Malgrado il sogno di alcuni indipendentisti – Cateno De Luca sa – la Sicilia fa parte dell’Italia, oltre ad essere uno snodo fondamentale nel Mediterraneo per tutta la Penisola. La Questione Meridionale, inoltre, insegna altro. L’insularità ci costa parecchio.
E voi lo avete mai mangiato lo“sfincuini”? I siciliani no
Locatelli, oltre ad essere bocciato in storia e geografia, non brilla neanche nel suo cavallo di battaglia: il cibo. Non appena messo un piede in Sicilia, lo chef stellato consiglia di mangiare un cannolo proteggendosi così nel conforto della banalità. Insomma come se consigliassimo di mangiare la pizza a Napoli.
E ancora lo chef cerca di rialzarsi, parlando dello sfincione un tipico lievitato siciliano molto simile alla pizza. Il problema qui è che Locatelli non riesce proprio a pronunciarlo e quindi ne parla tutto con il tempo come “sfincuini”. Fallito questo tentativo, lo chef decide di puntare su un classico impossibile da sbagliare: arancini e panini con la milza. E basta.
Ridurre a questo la cultura gastronomica dell’Isola è uno scivolone che uno chef di questo livello non potrebbe permettersi. Locatelli, con tutto il rispetto, il perdono dei siciliani sarà una meta lontana.
E.G.