Variante Delta, i vaccinati sono immuni
Il rischio di ricovero in ospedale dopo essere rimasti contagiati con la variante Delta (indiana) del coronavirus è quasi doppio rispetto a quello della variante Alfa (inglese). Due dosi di vaccino però forniscono contro di essa una forte protezione, sebbene inferiore rispetto alla variante inglese. E’ quanto rileva una ricerca pubblicata su Lancet.
Secondo i dati analizzati dai ricercatori, la variante indiana è la forma predominante di coronavirus nel Regno Unito. Si ritiene che sia al 60% più contagiosa di quella inglese. Come le precedenti varianti del virus, anche nel caso di quella indiana le persone che corrono più rischi di ospedalizzazione sono quelle con patologie preesistenti.
I vaccini, è stato rilevato, riducono il rischio di ospedalizzazione, ma occorrono 28 giorni dopo la somministrazione della prima dose per riscontrare forti effetti di protezione contro la variante indiana. In particolare, il vaccino Pfizer-BioNTech fornisce contro questa variante una protezione del 79%, rispetto al 92% di protezione con la variante inglese. Per il vaccino Oxford-AstraZeneca, invece, è stata rilevata una protezione del 60% contro le infezioni dovute alla variante indiana, rispetto al 73% della variante inglese.
La conferma sull’immunità alla variante Delta dei vaccinati arriva anche dalla Sicilia. A sostenerlo l’infettivologo Bruno Cacopardo che ha rilesciato ampie dichiarazioni per La Sicilia e il Giornale di Sicilia.
In Sicilia la variante Delta arriva con i migranti
I soggetti, provenienti dal Bangladesh, sono risultati positivi all’incrocio tra la variante indiana e quella inglese. Al momento i migranti – tutti asintomatici – si trovano su una nave quarantena. Il sequenziamento è stato tracciato dal Policlinico di Palermo e trasmesso al Ministero della Salute, alla Regione Siciliana ed all’Istituto Superiore di Sanità.
In Italia, finora, la Delta è poco presente, in Sicilia è la prima volta che viene riconosciuta. “I tamponi hanno rivelato che i migranti erano positivi – spiega il dottor Fabio Tramuto – e, come da protocollo, sono stati separati dal gruppo e messi in isolamento. A questo punto, così come accade ogni volta che ci troviamo di fronte a soggetti contagiati, i test vengono inviati nel nostro laboratorio al Policlinico per l’analisi. In seguito a complesse procedure, abbiamo individuato la variante Delta”.