La variante brasiliana del Coronavirus resiste anche a chi è già stato contagiato dal Covid. È quanto emerge da alcuni studi effettuati su questo tipo di variante che, secondo gli esperti “può rappresentare una minaccia per le terapie a base di anticorpi monoclonali” anche se meno per l’efficacia protettiva dei vaccini.
Diversi i ricercatori che stanno accertando la pericolosità di questa “nuova” variante emersa a Manaus, in Amazzonia, nel novembre 2020. La variante si sarebbe diffusa in diversi Paesi del mondo, tra cui l’Italia.
Effetti variante brasiliana
La variante, caratterizzata da una ventina di mutazioni tra le quali quella “refrattaria” agli anticorpi sviluppati dopo un primo contagio, sarebbe anche inattaccabile dai farmaci. Posizionata sulla proteina Spike, infatti, questa mutazione darebbe al virus la capacità di eludere gli anticorpi neutralizzanti oltre a quelli dovuti alle infezioni naturali che quelli innescati dal vaccino.
Lo dimostrano le indagini condotte proprio a Manaus, città tra le più colpite dal flagello della prima ondata di Coronavirus. Lo studio “Three-quarters attack rate of SARS-CoV-2 in the Brazilian Amazon during a largely unmitigated epidemic” ha rilevato che circa tre quarti degli abitanti di Manaus è stato infettato dal Covid-19 durante la prima fase della pandemia.
Studi sui vaccinati
Gli esperti hanno creato uno pseudovirus Sars-CoV-2 con tutte e 10 le mutazioni della variante brasiliana valutandone la suscettibilità alla neutralizzazione di 18 anticorpi monoclonali, di 20 campioni di plasma convalescente e 22 sieri di vaccinati con vaccino anti-Covid Pfizer e Moderna.
L’entità del calo di attività neutralizzante è stata limitata: 2,8 volte per Moderna, 2,2 per Pfizer. Per la variante brasiliana “potrebbe non essere della stessa misura di quella osservata con la variante sudafricana”, sostengono gli esperti.
G.G.