È fatto di gomma, non ha un osso nel corpo, e da più di settant’anni continua a far sorridere generazioni di lettori. Parliamo di Tiramolla, che rappresenta una delle icone più longeve e originali del fumetto italiano. Nato nel 1952 grazie ai testi di Roberto Renzi e ai disegni di Giorgio Rebuffi, il personaggio è diventato presto il simbolo di un’epoca in cui il fumetto per ragazzi era capace di mescolare ironia, fantasia e creatività illimitata.
Un eroe nato dal caso (e da una pubblicità)
Tiramolla nacque quasi per scherzo, come mascotte della rivista “Cucciolo” dell’editore Alvaro Maccioni. Il nome stesso venne ispirato da uno slogan pubblicitario dell’epoca. Il successo del personaggio fu così immediato: la sua capacità di allungarsi, attorcigliarsi, trasformarsi in qualsiasi oggetto lo rese perfetto per avventure surreali e comiche, in un’Italia ancora segnata dal dopoguerra, ma piena di ottimismo.
Dal “Cucciolo” alla serie personale
Nel 1954, dopo due anni di apparizioni come comprimario, Tiramolla ottenne la sua testata autonoma. La serie, edita da Edizioni Alpe, durò fino agli anni Novanta, attraversando oltre 600 numeri e una miriade di ristampe.
In quel mondo fatto di gag elastiche e di fantasia senza limiti, Tiramolla affrontava situazioni assurde e improbabili con il suo amico Mister Avogadro, con il Cav. Camillo e con il goloso Buco. Il tutto immerso in scenari popolati di robot, maghi e oggetti parlanti.
Un linguaggio visivo unico
Il tratto grafico, curato soprattutto da Giorgio Rebuffi, era caratterizzato da linee morbide e dinamiche, perfettamente adatte alle trasformazioni di Tiramolla. Il personaggio divenne un esempio precoce di “cartoon su carta”, anticipando certe trovate del cinema d’animazione americano.
La sua “elasticità” narrativa permetteva ai disegnatori di inventare situazioni quasi oniriche, mantenendo però sempre un tono umoristico e scanzonato.
Dalla gloria al silenzio… e al ritorno
Negli anni ’80 e ’90, il successo del personaggio cominciò a declinare, travolto dall’arrivo dei fumetti giapponesi. Ma malgrado ciò Tiramolla non è mai scomparso del tutto: è riapparso in ristampe, albi speciali e omaggi d’autore, mantenendo viva una memoria collettiva affettuosa. Nel 2012, in occasione del 60° anniversario, alcune mostre e articoli hanno celebrato il suo contributo alla storia del fumetto umoristico italiano.
Tiramolla oggi: memoria e modernità
Oggi Tiramolla rappresenta più di un personaggio per ragazzi. Può essere definito come una metafora della resilienza e della flessibilità, un simbolo di quella fantasia che ha caratterizzato il dopoguerra italiano.
Molti studiosi del fumetto, come Gianni Bono e il compianto Luca Boschi, lo citano come una figura chiave nella formazione dell’immaginario comico italiano, capace di competere — almeno per inventiva — con personaggi internazionali come Plastic Man o Mr. Fantastic.
«Un personaggio che non invecchia»
Come scrisse lo stesso Roberto Renzi in un’intervista del 1998: «Tiramolla non è solo gomma, è ottimismo. È la voglia di piegarsi ma non spezzarsi, di ridere anche quando tutto sembra andare storto. Un messaggio che, oggi più che mai, conserva tutta la sua elasticità».








