Il giornalista Simone Russo ha deciso di mettere “nero su bianco” i suoi momenti positivi. Nasce così il libro “Simone l’animatore. Racconti di un capo-villaggio”, che si pone l’obiettivo di dare un “senso doppio” a quello che ormai è divenuto un triste termine “positivo”.
«Positivo era un termine ottimista -racconta l’autore – eppure è quello che ormai ci fa più preoccupare in assoluto. In questi anni, purtroppo, è diventata una parola che ha perso gran parte della sua carica di ottimismo. In tempi di pandemia rappresenta la risposta più temuta agli esami per capire se siamo stati aggrediti dal virus. L’esito positivo spalanca uno scenario che nessuno potrebbe definire positivo. E ci costringe a riflettere sul valore di questa parola. Ho voluto riappropriarmi dell’importanza di questo termine – continua- ho voluto scrivere un libro per raccontare i miei momenti positivi. Nella mia vita precedente, per 10 anni sono stato un capo villaggio turistico in giro per l’Italia. Per 10 stagioni estive, in animazione, ho regalato sorrisi alle persone ed ho regalato positività. Ebbene sì, ho regalato proprio energie positive. Le ho regalate e le migliaia di persone che ho incontrato nel mio cammino hanno ricambiato questa positività. Un libro positivo che ha fatto bene a me, che farà del bene a chi lo vorrà leggere e farà del bene a chi crederà in questo progetto».
Ricavato in beneficenza
Il libro è stato scritto nei 41 giorni di isolamento de giornalista, chiuso letteralmente in isolamento a causa di questo virus. Scrivere i miei momenti di positività mi ha aiutato a combattere quel triste momento che ha stravolto la mia quotidianità. Il libro, già in vendita su tutte le piattaforme e nelle migliori librerie, ha uno scopo ben preciso: donare positività. In quei famosi 41 giorni – conclude Simone Russo – ho pensato a chi è meno fortunato di me. Grazie alla mia famiglia, al mio medico Salvatore Catanzaro e a tutta la meravigliosa equipe dell’Usca di Catania sono riuscito a “sopravvivere” a questo tremendo isolamento. Adesso voglio aiutare concretamente qualcuno. Voglio farlo io. Il mio ricavato del libro, infatti, sarà devoluto interamente ad una associazione che si occupa di clown terapia».