E’ una scia di sangue quella che si lascia dietro il 2022 peri morti sul lavoro. A livello nazionale, senza considerare il mese di dicembre, i morti sul lavoro sono oltre mille.
La Sicilia, purtroppo, non rappresenta un’eccezione. L’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega ha posto la Sicilia nella fascia arancione, ossia quella con rischio di insicurezza alto. Con i suoi 47 morti sul lavoro, tuttavia, la Sicilia rischia di salire in quello che è un podio non invidiabile. L’isola, dunque, si conferma ben sopra la media rispetto il livello nazionale.
I dati in Sicilia
Catania si posiziona al 17° posto della classifica nazionale con un incidenza pari a 50,6 sui 276 mila lavoratori. Da gennaio a ottobre 2022 ha registrato già 14 morti sul lavoro. A Siracusa registra invece 5 decessi e con un indice di 46,2 si posiziona al 23° posto. Al 25° e al 26° posto troviamo rispettivamente Enna e Trapani con un’incidenza di 43,9 e 43,1. Caltanissetta, con due decessi nel 2022, è in “zona arancione” con una incidenza superiore alla media di 31,6 calcolata su 63 mila lavoratori. Sotto la media nazionale Agrigento, con 27,5 morti su un milione (tre su 109 mila lavoratori), così come Palermo, a quota otto decessi ma su un numero di lavoratori naturalmente molto più alto, 318 mila.
I dati nazionali
“Superati i mille morti nel 2022 e manca ancora un mese al bilancio annuale. Sono 1.006 i lavoratori che da gennaio a novembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese con una media di oltre 91 vittime al mese. Stiamo parlando di oltre 22 decessi alla settimana e di almeno 3 infortuni mortali al giorno. Sono 722 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 284 in itinere (cresciuti del 21,4% rispetto allo scorso anno quando era ancora assai diffuso lo smart working).
Nel periodo gennaio-novembre 2021 invece i decessi totali sono stati 1.116 e, come nei mesi scorsi, stiamo osservando un decremento della mortalità, purtroppo solo apparente. Infatti, ricordiamo come quest’anno siano quasi sparite le vittime sul lavoro correlate al Covid (10 su 909 secondo le stime degli ultimi dati disponibili di fine ottobre 2022). Lo scorso anno, invece, costituivano tragicamente oltre un quarto dei decessi sul lavoro (282 su 1017). Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti del 22% passando dai 735 di fine novembre 2021 agli 899 del 2022.
Quest’ultimo dato è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-covid, a dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro sostanzialmente non subisce diminuzioni da anni. Questo a conferma del fatto che passata l’emergenza Covid, rimane quindi ancora tragicamente purtroppo quella dell’insicurezza sul lavoro. E l’unica arma per contrastarla è la prevenzione attraverso la formazione e l’aggiornamento di tutte le figure coinvolte nell’organizzazione aziendale: dal datore di lavoro ai dirigenti, fino ai preposti e ovviamente ai lavoratori”.
A finire in zona rossa alla fine dei primi undici mesi del 2022, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 32 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Campania e Calabria. In zona arancione: Puglia, Umbria, Marche, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto. In zona gialla, cioè sotto la media nazionale: Abruzzo, Molise, Lazio, Liguria, Emilia Romagna, Sardegna e Lombardia. In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa: Friuli-Venezia Giulia.