Le temperature bollenti portano la Sicilia ad affrontare grandi emergenze: dai rifiuti agli incendi che stanno logorando l’Isola, si affaccerà anche l’emergenza idrica?
Se al Nord Italia la mancanza di piogge unita al caldo eccessivo di queste settimane sta delineando un grave quadro di crisi, in Sicilia la situazione sarebbe sotto controllo secondo le parole del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci: «Non siamo nella stessa situazione delle regioni del Nord. Ma resta la criticità che abbiamo sempre conosciuto negli anni passati».
«Abbiamo fatto una verifica anche della quantità di acque che conservano le nostre dighe – sottolinea il governatore nel corso della trasmissione Casa Minutella – ricordo che abbiamo finanziato centinaia di serbatoi di vasche aziendali. Purtroppo, la nostra acqua piovana nel passato non è stata mai sufficientemente utilizzata, conservata e quindi utilizziamo solo l’11 per 100 dell’acqua che arriva dal cielo».
Sul piatto però ci sono investimenti dal valore di 130 milioni di euro per scongiurare il rischio di desertificazione che in Sicilia è stimato intorno al 70%. A sostegno della tesi di Nello Musumeci ci sarebbero gli oltre 572 milioni di metri cubi di acqua contenuti attualmente negli invasi.
Cappellani: “Gli agricoltori lanciano l’allarme”
Non è dello stesso parere il deputato nazionale Dem Santi Cappellani che descrive una situazione ben più grave: «molti operatori del settore agricolo affermano che qui in Sicilia orientale siamo oltre la siccità, siamo in piena desertificazione. Eppure la regione Sicilia non figura tra le regioni che hanno chiesto, e prontamente ottenuto dal governo, lo stato di emergenza come Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto. E Musumeci continua a parlare di blanda ‘criticità’ ma non di emergenza»
«Gli agricoltori – aggiunge- stanno rinunciando a piantare gli ortaggi, alla assoluta mancanza di pioggia si aggiunge l’aumento delle spese in ogni settore del comparto agricolo. L’allarme – continua Cappellani- viene anche ufficializzato da un appello disperato di C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori), che evidenziano come i territori più colpiti siano quelli di Catania, Siracusa e Ragusa, che denunciano “danni irreversibili alla produzione e al territorio”».
«Mi chiedo, e con me i LiberalPd, come sia possibile. Ci auguriamo – evidenzia Cappellani- che la mancata richiesta dello Stato di Emergenza non sia ascrivibile a mero calcolo politico che vede contrapposta la forza che sostiene la candidatura alla regione di Musumeci, FdI, al governo Draghi».
Cappellani, infine afferma all’AdnKronos di frequentare «molto le zone agricole di tutto il sud-est. Già dall’anno scorso molti agricoltori sono stati costretti ad abbassare le pompe idrauliche sommerse almeno di quindici metri, con costi elevati. A questo si aggiunge l’aumento dell’energia elettrica (che serve per sollevare l’acqua), l’aumento della plastica per le serre, l’aumento dei fertilizzanti (anche se io spingo per una agricoltura biologica)».
«Dall’anno scorso – conclude Santi Cappellani- lancio segnali in tal senso. Basta entrare in un bar qualsiasi di un qualsiasi bar dei paesi a economia agricola, per rendersi conto che non si parla di acqua. Molti non hanno neppure raccolto il fieno quest’anno, perché a causa delle siccità non è cresciuto. Ci sono danni incalcolabili anche nel settore dell’allevamento».
E.G.