Hanno “venduto” la figlia minore di 14 anni rendendola una schiava. In cambio il padrino di cresima gli cedeva soldi e cibo. Scatta così l’arresto dei genitori della giovane, M.S e M.E rispettivamente di 49 e 41 anni, nonché di S. S. L., 43enne con l’accusa – in concorso – di riduzione in schiavitù, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale, sequestro di persona, cessione di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi clandestine, ricettazione e minaccia a pubblico ufficiale, tutti aggravati.
L’indagine ha portato a galla gli orrori che la ragazza, da ottobre 2020, era costretta a subire. Il padre e la madre della vittima, in stato di grave indigenza economica, avrebbero costretto la figlia ad intrattenere una relazione anche sessuale con S.S.L. ossia il suo padrino di cresima. Tale rapporto, infatti, garantiva alla famiglia cibo e denaro.
“Comportati bene!”
La giovane veniva trattata come una vera e propria schiava: conviveva con il proprio padrino, rimaneva nella sua abitazione anche nelle ore notturne occupandosi anche nella preparazione dei pasti e delle faccende domestiche. Ma non solo: i genitori avrebbero rimproverato e picchiato la figlia esortandola a “comportarsi bene”
Il “padrino” della minore, pregiudicato per altri reati nonché all’epoca dei fatti affidato in prova ai servizi sociali per altra condanna, avrebbe anche abusato sessualmente della giovane. In un’altra occasionale, inoltre, l’avrebbe costretta a rimanere chiusa in casa, percuotendola, soltanto per essersi ribellata.
L’uomo guardava anche la sorellina di 10 anni…
Il padre della ragazza, pregiudicato, avrebbe minacciato anche un’assistente sociale del Comune di residenza per problemi di dispersione scolastica dell’altra loro figlia di 10 anni. Infatti, anche la piccola era oggetto di interesse sessuale da parte di S.S.L. Le minacce del padre erano finalizzate all’annullamento delle visite domiciliari.
Sia S.S.L. che la coppia di coniugi sono stati trovati in posesso di armi detenute illegalmente.
I due uomini sono stati associati presso la locale Casa Circondariale, mentre la donna nell’“Istituto a custodia attenuata per madri” di Avellino.
E.G.