Secondo la società Cikis il 99% di aziende di moda italiane investe in sostenibilità o ha intenzione di farlo. Nonostante l’aumento di negozi del mondo del fast fashion, sempre più aziende puntano a soluzioni green a tutela dell’ambiente.
Cikis è una società di consulenza milanese che aiuta le aziende e i brand della moda ad attuare strategie e piani operativi sostenibili. Come è noto, uno dei pilastri dell’economia italiana è sicuramente quello della moda. Il Made in Italy è infatti noto e apprezzato in tutto il mondo. La società Cikis ha redatto il Report Moda e Sostenibilità 2022, che raccoglie insight qualitativi e dati strutturati di 48 brand e 47 aziende della filiera, tutti italiani, con fatturato superiore a 1 milione di euro.
«Il primo dato che emerge è molto positivo – spiega Serena Moro, Founder di CIkis – secondo la nostra ricerca oggi in Italia il 99% delle aziende di moda investe in sostenibilità o ha intenzione di farlo, a conferma che una svolta green è sempre più richiesta e apprezzata: già l’anno scorso le aziende che investivano in sostenibilità erano l’89%, ben il 45% in più rispetto al 2020».
Sempre più aziende puntano quindi su valori quali il rispetto dell’ambiente, il riciclo delle materie prime, la tutela dei lavoratori. Sono tematiche che sempre di più smuovono le coscienze dei consumatori rendendo quindi un brand green più interessante di un altro. La ragione principale quindi che muove gli investimenti aziendali verso percorsi sempre più sostenibili è quindi la competitività, che rappresenta un driver per il 57,7% delle aziende. Per un’azienda su 10, invece, la necessità di essere competitivi è legata all’ottimizzazione dei processi produttivi, a dimostrazione che esiste un forte legame tra sostenibilità, efficienza e vantaggi economici.
Rischio greenwashing
Mentre la quasi totalità delle aziende di moda investe in sostenibilità, molte meno sono quelle che hanno davvero consapevolezza di quali siano le pratiche che, se messe in atto, hanno un peso importante sull’impatto ambientale e sociale. Cambiare packaging e fare la raccolta differenziata negli uffici, ad esempio, non è abbastanza per classificarsi ad un livello avanzato di sostenibilità. Questo purtroppo comporta un rischio importante, quello che è stato definito rischio greenwashing ovvero il rischio di sopravvalutare il proprio impegno
Il 48% delle aziende ha dichiarato di aver introdotto o incrementato l’utilizzo di materiali preferred, ovvero materiali a ridotto impatto ambientale o che tutelano i diritti sociali. Solo il 16,8% di queste, però, li ha integrati per più del 75% sulla collezione totale. Il 47,4%, invece, li ha introdotti per meno del 25%. Ancora poco sentita è la l’importanza dell’economia circolare, citata come priorità solo dal 7,4% delle aziende, percentuale che investe in sistemi di vendita usato, riparazione o design circolare. Pochissime aziende (2%), inoltre, investono in compensazione delle emissioni. Se si parla di tutela dei lavoratori e di welfare aziendale, invece, la sensibilità è in aumento: gli investimenti in ambito sociale nel mondo della moda salgono al 40%, con un incremento del 66,7% rispetto al 2021.
Dal report di Cikis emerge che gli investimenti in sostenibilità non sono auspicabili solo per motivi etici, competitivi e di compliance, ma anche per motivi economici. Il 63% delle aziende ha dichiarato che le scelte green non sono state un costo, ma un investimento che ha generato un ritorno positivo. Di queste, inoltre, ben il 59% ha dichiarato di aver ottenuto il ritorno economico entro tre anni dall’implementazione delle nuove norme.