Allo studio c’è lo stop all’assegno del reddito di cittadinanza se si rifiuta la prima proposta di lavoro congrua (attualmente al secondo rifiuto il sussidio viene revocato, in passato si doveva arrivare a tre dinieghi).
E si ipotizzano anche controlli più stringenti da parte delle Regioni e dei Comuni.
Ci sarà un intervento per ridurre i costi della misura e dirottare così altrove parte dei fondi, ma tutto dipenderà dall’entità dell’intervento.
Nella prossima manovra che dovrà essere varato entro 40 giorni, l’esecutivo conta soprattutto proprio su due voci: la riduzione del superbonus e la revisione del reddito di cittadinanza.
Elvira Calderone, mistra del Lavoro
Sarebbe contraria a mosse radicali e penserebbe piuttosto a corsi di formazione obbligatori a seconda delle esigenze dei Comuni italiani, e anche lavori socialmente utili.
Si tratterebbe di una misura ponte, per i primi nove mesi del 2023, con la garanzia di continuare a ricevere l’assegno fino al prossimo autunno.
Calderone ritiene che la stima di 900 mila percettori del sussidio “occupabili” non coincida con quella dell’agenzia per il lavoro, l’Anpal (660 mila), né tantomeno con quella dell’Inps che conterebbe in questa categoria solo 372mila persone.
Tra i percettori ci sono anche 200 mila persone che grazie al reddito di cittadinanza integrano stipendi da fame.
Esiste la Naspi per chi perde il lavoro, per un massimo di 2 anni, ma il Rdc oggi per i due terzi viene dato a persone che non possono lavorare o non hanno mai lavorato, o non hanno una storia contributiva recente,
Fratelli d’Italia chiede di più, da subito: ad esempio, via il sussidio a tutti i cosiddetti “occupabili” allo scadere del diciottesimo mese di assegno, il periodo dopo il quale le attuali regole impongono un mese di stop momentaneo.
Il reddito di cittadinanza, con le regole attuali, è concesso per un periodo massimo di 18 mesi, trascorsi i quali può però essere rinnovato senza troppi problemi, previa sospensione di un mese.
Pertanto – se permangono le condizioni di bisogno – a partire dal mese successivo a quello della scadenza è possibile presentare una nuova domanda.
Verificato il rispetto dei requisiti di legge, dal mese successivo alla presentazione della domanda il beneficio sarà accreditato per ulteriori 18 mesi.
La Presidente del Consiglio cosa dice?
Giorgia Meloni ha indicato chiaramente l’obiettivo di separare la parte che potremmo definire “assistenziale”, ossia il sussidio economico per inabili al lavoro, da quella di politica attiva per l’inserimento nel mondo del lavoro dei disoccupati.
Dunque per tutta la platea di percettori over 59 del sussidio a cui manca solo qualche anno alla pensione, per gli invalidi, per chi ha famiglie numerose, o minori a carico, senza avere adeguati mezzi di sostentamento, è altamente improbabile che cambi qualcosa nel 2023.
Il reddito di cittadinanza per le persone che non possono lavorare non verrà toccato. Se invece una persona può lavorare e rifiuta di lavorare non può tenere il reddito di cittadinanza.
“Il reddito di cittadinanza va fatto tornare strumento solo per combattere la povertà quando le persone non hanno la possibilità di vivere e di lavorare”, ha affermato fra l’altro il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Secondo il nuovo modello di reddito di cittadinanza, s”chi può andare a lavorare deve farlo, anche se l’offerta è per pochi giorni”.
E pochi giorni di lavoro non compromettono la percezione del reddito in quota parte.
Nello stesso tempo, sarà fornita formazione adeguata per rientrare nel mondo del lavoro. La parte che riguarda i lavoratori occupabili subirà senz’altro un ridimensionamento.
Una fase di transizione che poi porterà all’abolizione.
Cinque Stelle su “reddito di cittadinanza”
“L’ossessione di Giorgia Meloni è smantellare il Reddito di cittadinanza – spiega il leader del movimento, Giuseppe Conte – che “non è stato pensato come strumento per favorire un mero assistenzialismo. È stato pensato per promuovere una stagione di libertà e dignità del lavoro, come impone la nostra Costituzione. Aggredire oggi gli ‘occupabili’, trattandoli come agnelli sacrificali, significa non comprendere che sono proprio loro le persone che invece dovremmo aiutare”.