C’è chi, la sera, si mette a letto e spegne il mondo. E poi c’è chi, prima di farlo, sa che quel cuscino su cui posa la testa non è solo un oggetto morbido, ma un complice silenzioso. Ogni notte assorbe pensieri, sogni, paure, segreti. Ti tiene la testa, ma anche il peso delle giornate. Il cuscino è la tua memoria soffice — registra più di quanto immagini.
Il cuscino come specchio invisibile
Nei sogni entriamo in un universo parallelo, fatto di simboli e frequenze sottili. E il nostro cuscino è la porta d’accesso: ogni notte raccoglie l’eco delle emozioni, le lacrime non versate, le parole che non abbiamo detto. Per questo, chi crede nell’energia delle cose sa che andrebbe trattato con rispetto, quasi come un amuleto personale. Non si presta, non si calpesta, non si ignora.
Martedì, giorno di pulizia energetica
Le antiche tradizioni esoteriche consigliano di dedicare la purificazione del cuscino al martedì, giorno governato da Marte: energia, azione, fuoco. È il momento ideale per spazzare via residui e pensieri pesanti, riattivando la forza interiore del sonno. Non si tratta di superstizione, ma di rituale domestico: un piccolo gesto di attenzione che riconnette corpo e mente.
Ecco come farlo:
Esporre al sole
Al mattino, lascia il cuscino alla luce diretta. Giralo, fallo respirare.
Il sole asciuga, disinfetta, ma soprattutto “risveglia” la materia. È una ricarica naturale.
Rimuovere le ombre
Dai qualche colpo deciso con le mani, come per scacciare la polvere dei sogni.
E mentre lo fai, pronuncia tre volte il decreto energetico:
«Tutto ciò che è dentro ed avverso esce fuori. Tolgo in tranquillità, brutti sogni, cattivi pensieri e qualsiasi paura.
Integro per me ogni buon sonno, ogni buon augurio, ogni buon riposo. Mi programmo per tutto il bene che si sta manifestando per me. Chiedo che i miei sogni siano rivelatori e realizzabili da subito».
Un rito semplice, un’intenzione potente
Non serve crederci fino in fondo: basta voler stare meglio. Pulire il cuscino è un atto simbolico, come spolverare la mente. È dire al proprio inconscio: “Da qui si riparte”. E magari, tra un sogno e l’altro, ritrovare quella quiete che spesso cerchiamo altrove — e che invece dormiva, da sempre, accanto a noi.








