Crisi sanitaria e crisi economica, ma tra le vittime della pandemia non possiamo che menzionare le donne.
Chiuse in casa con il marito-padrone -secondo i dati diffusi dall’Eures- si è registrato un incremento di chiamate al 1522 il numero messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari opportunità per denunciare Busi e stalking.
Costrette tra le mura domestiche, in balia di mariti e compagni violenti, le donne stanno pagando un prezzo altissimo: dal primo marzo a metà aprile sono state registrate ben 5.031 telefonate con un aumento del 73% rispetto allo stesso periodo nel 2019.
«Nel contesto di oggi l’8 marzo si carica di un significato profondo che va ben oltre il concetto di “festa” -sottolinea Giusy Fiumanò responsabile Ufficio Pari Opportunità Catania- occorre garantire uguali diritti per uomo e donna, promuovere “la parità nel rispetto della diversità”, valorizzare “le peculiarità di genere” perché siano assicurate condizioni di democrazia e di libertà. Tuttavia, la parità tra uomini e donne è ancora una realtà solo sulla carta. I pregiudizi e gli stereotipi legati al genere, che penalizzano e discriminano le donne rispetto agli uomini, sono tuttora molto attivi, ed esercitano una forte influenza sulle disparità tra uomini e donne nel mondo del lavoro, in famiglia e nella società, creando profondi squilibri tra i sessi».
«I ritardi del nostro paese in tema di parità di genere sono evidenti: maggiori difficoltà di accesso al lavoro per le donne, differenziale salariale, mancanza di opportunità nel fare carriera e carenze di servizi. In Italia, la maggior parte delle donne è ancora esclusa dai vertici della vita sociale, economica e politica, nonostante il riconoscimento del ruolo sociale della femminilità, intesa come tassello fondamentale di politica, economia, innovazione e cultura».
Anche l’occupazione femminile sta avvertendo un duro colpo: secondo i dati diffusi dall’Istat lo scorso mese, il calo occupazionale registratosi coinvolge sia lavoratrici dipendenti che autonome. Il tasso di occupazione crolla di 0,5 punti e aumenta per l’inattività di 0,4 punti.
Un trend del tutto contrario per gli uomini: cala l’inattività (-0,1 punti) e si mantiene stabile l’occupazione. Su base annua l’occupazione cala di 0,4 punti per gli uomini e 1,4 punti per le donne e l’inattività cresce, seppur in maniera più accentuata tra le donne (+2,0 punti contro l’aumento di +0,9 punti degli uomini).
«Aumentare la presenza delle donne nei luoghi di lavoro è importante -sottolinea Fiumanò alla redazione de L’Urlo- ma non basta se non porta anche a nuove politiche di conciliazione e a un modo nuovo di lavorare. Una maggiore partecipazione al lavoro si può realizzare attraverso la diffusione di misure di flessibilità orarie, per conciliare le attività lavorative con quelle di cura dei bambini e delle persone non autosufficienti, ricorrendo al part time (con contribuzione figurativa), al telelavoro e a moduli di lavoro flessibile».
«Sono indispensabili strumenti di welfare aziendale, come nidi, voucher, servizi sanitari ed assistenziali, ma anche un incremento della durata del congedo di maternità e di paternità con un sostegno al reddito. Tutti i congedi facoltativi dovrebbero essere coperti da contribuzione figurativa per non avere penalizzazioni ai fini pensionistici».
In tre mesi 12 femminicidi.
«A tutto questo si aggiunge la pandemia che ha colpito l’intero pianeta e ha fatto registrare la perdita di molti posti di lavoro, soprattutto femminile, dovute ai vari lockdown e al fermo di diverse attività a livello globale. Altro fenomeno che ha caratterizzato questa fase è l’aumento della violenza tra le mura domestiche -afferma la responsabile Pari Opportunità – e i casi di femminicidio, nonostante la riforma della normativa vigente con la L. 69/2019, nota come Codice Rosso».
«In Italia, dall’inizio del 2021 ad oggi 12 donne hanno perso la vita per mano di un uomo, femminicidi spesso compiuti all’interno del nucleo familiare o del rapporto di coppia. Il fenomeno ha assunto proporzioni ed una pervasività tali che non risparmia ceti sociali o zone del nostro Paese».
«Tutte le donne che si trovano, o potrebbero trovarsi, in una situazione di difficoltà devono continuare ad avere fiducia nelle istituzioni, nelle forze di polizia e nella magistratura. Bisogna denunciare subito le situazioni di pericolo -conclude Fiumanò- solo con questa presa di coscienza, sarà possibile arginare la violenza domestica».
E.G.