Detenuto per mafia al carcere Pagliarelli di Palermo, Massimo Bottino muore di leucemia fulminante. Bottino, di 52 anni, condannato a 12 anni con rito abbreviato in quanto ritenuto appartenente al clan della Noce è morto presso l’ospedale Buccheri La Ferla, dove era arrivato in coma dal Civico di Palermo.
Il decesso risale a un mese fa, il 24 gennaio. La notizia, però, è stata divulgata solo adesso.
Dall’inizio della pandemia molteplici i focolai di Covid che si sono propagati nelle celle del Pagliarelli con punte anche di 60 contagiati. Non è apparso allarmante, quindi, quando Bottino ha iniziato a manifestare i sintomi classici da Coronavirus.
L’operazione “Settimo Quartiere”
Bottino è finito in cella il 22 maggio del 2018, grazie all’operazione “Settimo Quartiere” operata dalla squadra mobile e coordinata dal Procuratore aggiunto De Luca e dai sostituto Luise e Picozzi. Secondo l’accusa, sarebbe stato particolarmente vicino al capo della cosca, Giovanni Musso, condannato a sua volta a 15 anni. A gennaio, quindi, il gup Lo Bue gli assegnò 12 anni di reclusione.
Febbre alta, isolamento e trasferimento in ospedale
Bottino, però, con l’avvicinarsi del processo manifestò i primi sintomi della malattia, che tutti scambiarono per Covid. Avrebbe avuto, infatti, la febbre così alta da disporne, pertanto, l’isolamento all’interno del Pagliarelli. Nel giorno del processo, tenutosi intorno al 14 gennaio, Bottino non aveva partecipato all’udienza ed era giunta alla Corte d’Appello una rinuncia da parte sua. Due giorni dopo le sue condizioni si sarebbero però aggravate e per questo Bottino era stato trasferito dal carcere al Civico. Giunto al presidio ospedaliero i medici capirono che non si trattava di Covid ma di ben altro: leucemia fulminante di cui nessuno però fino a quel momento si era accorto.
Nonostante le cure, lo stato di salute del detenuto sarebbe ulteriormente peggiorato e dopo qualche giorno, ormai in coma, Bottino era stato trasferito al Buccheri La Ferla, dove poi è deceduto il 24 gennaio.
G.G.