Placido silenzio, atmosfere rarefatte, luoghi intimamente stregati dalla bellezza immortale del tempo, avviluppati nei ricordi lontani che per quanto sbiaditi continuano ad essere vivi.
C’è tutto questo e molto altro nei lavori di Carlo Arancio, in arte “Sicily in Decay”. Il nome d’arte è simbolo degli scenari “decadenti” delle ville siciliane dove, il giovane fotografo, poggia il suo treppiedi. Carlo, catanese di nascita, è siciliano nel cuore: «Alcune realtà, come le ville o le chiese che immortalo nei miei scatti, hanno bisogno di delicatezza e comprensione che solo chi abita questa regione può avere».
Il giovane catanese ha anche partecipato all’NDAwards photo contest di levatura mondiale raggiungendo il podio per “foto di bellezze architettoniche e interni”, “Sono contento- commenta Carlo ai microfoni dell’Urlo- che la bellezza della Sicilia sia riuscita a sedurre la giuria americana”.
Il tempo scorre in maniera diversa
La passione del giovane catanese non lo ha mai abbandonato, nel corso degli anni; irresistibile la vena dell’esploratore che lo ispira nella ricerca di “luoghi remoti, nascosti ai più” come sottolinea lo stesso. «Il tempo scorre in maniera diversa- ci racconta- in quei luoghi dimenticati sembrano dominare altre leggi che non tutti possono capire ma tramite le foto sicuramente possono sentire. Ogni luogo ha le sue regole. Il mio obiettivo è intrappolare per un istante l’armonia e la bellezza che mi offrono questi spazi abbandonati».
Preservare la memoria
Carlo, giovane studente di Architettura, va a caccia di bellezza ma è molto attento a preservarla. «Non svelo mai il nome del luogo che fotografo- ci spiega- per una questione di tutela e rispetto nei confronti della struttura. Quando una villa padronale o una chiesa diventano di dominio pubblico è come se venissero stuprate dalla mancanza di rispetto di chi vuole farle diventare un fenomeno mediatico, magari romanzandoci su strane e inquietanti storie».
«Temo per l’incolumità di questi luoghi- ribadisce Carlo- molti sono i rigattieri, gli antiquari, i collezionisti che mi contattano per sapere il nome della struttura. Ma privare una sito di qualcosa che gli è appartenuto sarebbe come sfregiarlo, inesorabilmente. Conosco- precisa- molti luoghi depauperati di parti di pavimento o di arredo. Purtroppo ci sono arrivati prima i ladri».
Sicilia di altri tempi
La bellezza che diventa obsoleta, una stanza intrisa di memoria; è complicato imprimere su pixel la potenza di questi luoghi ma Sicily in Decay ha uno specifico target. “Mi concentro-ci dice, ancora, Arancio- sugli edifici in stile Liberty del secolo scorso e di quello ancora prima. Lo stile Liberty siciliano si presta- fa notare Carlo- a un vissuto tangibile. È molto frequente, infatti, trovare arredamenti che rimandano subito a un passato luminoso e di buon gusto, capace di evocare ricordi. La bellezza di un salone Liberty attrae sicuramente a livello artistico. I mie studi di Architettura- evidenzia- mi aiutano parecchio nel riconoscere, stili e costruzioni oltre a un senso di profonda ammirazione quando mi trovo immerso in certe meraviglie architettoniche”.
Esploratori urbani
Immortalare la Sicilia, questa la mission di Sicily in Decay. «La pratica di fotografare luoghi sospesi nel tempo si sta diffondendo a macchia d’olio. Ci sono milioni di esploratori urbani che vanno a caccia di “tesori” artistici nascosti- commenta ancora Carlo- lo spirito guida, nella ricerca, però, non è lo stesso per tutti. Alcuni lo fanno per pura e semplice passione altri lo fanno per essere famosi tramite i loro scatti. Per quanto mi riguarda- precisa- io osservo la delicatezza, la fragilità e le caratteristiche dei luoghi che fotografo. Quando si entra in una villa o in una chiesa abbandonata bisogna essere discreti perché è un mondo delicato. Gli scatti te li suggerisce il sito stesso».
Itinerario artistico
In bozza l’idea di un iter artistico tutto siciliano che possa valorizzare luoghi lasciati in balia del tempo: «È un’idea. Custodire la memoria di certi luoghi è doveroso, pertanto, credo che creare un itinerario artistico, storico e architettonico possa aiutare a rivitalizzare strutture desolate. Alcune di queste, in realtà, dovrebbero fruire di una “rinascita” grazie all’ecobonus siciliano ma sensibilizzare la cittadinanza verso edifici, a poca distanza, dai centri abitati e così densi di fascino sia la via giusta. Magari- conclude Carlo- creare dei veri e propri parchi tematici, senza influire più di tanto sullo stato del luogo, semmai renderlo accessibile per arricchire quell’immensa fucina artistica che è la Sicilia».