Processo Open Arms in corso quest’oggi a Palermo dove il principale imputato è Matteo Salvini. I riflettori, quest’oggi, sono stati particolarmente puntati sull’ex Ministro Trenta che ha spiegato il suo ruolo nelle decisioni.
“Le decisioni sull’assegnazione del porto sicuro- ha dichiarato Trenta – erano del ministro dell’Interno perché erano una sua competenza. Da ministro della Difesa e in relazione ai divieti di ingresso in acque italiane a me spettava solo verificare che non si trattasse di nave militare”.
Anche Danilo Toninelli, ex Ministro delle Infrastrutture, ha declinato le sue responsabilità. “Non ero a conoscenza personalmente di rischi relativi alla sicurezza pubblica o sanitari legati all’eventuale sbarco dei migranti soccorsi dalla nave Open Arms, il rischio mi era stato prospettato dal ministro dell’interno”.
“Dopo che il Tar sospese il decreto che vietava l’ingresso della Open Arms in acque italiane, dal Viminale arrivò un secondo decreto che io non firmai, visto che il contesto non era mutato rispetto alla firma del primo decreto.
Le cose anzi si stavano complicando perché nel frattempo erano passate due settimane. E inoltre era chiaro che un nuovo decreto, a condizioni immutate, sarebbe stato impugnato e di nuovo annullato. Che senso aveva replicare?”
Intanto, durante il processo, è stata evidenziata la presenza di un sommergibile della Marina Militare che avrebbe monitorato tutta l’attività di un barcone carico di migranti. Questo, secondo l’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno, farebbe emergere non poche anomalie e contrapposizioni su quanto dichiarato fino ad ora.
Il materiale audio-video è stato acquisito in un fascicolo e il presidente della Corte, Roberto Murgia, ha disposto anche la deposizione come testi del capitano di corvetta Stefano Oliva, comandante del sottomarino “Venuti”, e del capitano Andrea Pellegrino che sulla vicenda produsse una relazione di servizio.