La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla è dedicata all’anoressia, bulimia e agli altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.
Sancita dalla Presidenza del Consiglio, è celebrata in tutta Italia ogni 15 marzo a partire dal 2012. Proprio in quell’anno, infatti, è stata promossa per la prima volta da Stefano Tavilla, padre di una ragazza di nome Giulia, affetta da bulimia nervosa e scomparsa il 15 marzo del 2011, alla vigilia del suo ingresso in un istituto di cura.
Il simbolo del fiocchetto lilla ha origine in America e rappresenta da più di 30 anni la lotta contro uno spettro di disturbi per via dei quali tanti giovani e giovanissimi se ne vanno in silenzio.
Il colore lilla venne scelto in quanto, trattandosi di un colore molto delicato e aggraziato, riesce a veicolare la fragilità di quanti, donne e uomini, siano colpiti da un disturbo alimentare.
La Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA) informa che ogni anno in Italia circa 8500 persone soffrono di tali patologie.
Questi disturbi hanno un picco in adolescenza e colpiscono prevalentemente ma non esclusivamente le donne. Unintervento tempestivo ed efficiente da parte di uno specialista è fondamentale, soprattutto nelle forme più gravi che rischiano di avere un esito mortale a causa del digiuno o dei possibili tentativi di suicidio.
Quali sono i principali DCA?
I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED).
I manuali diagnostici, inoltre, descrivono anche altri disturbi correlati, come i disturbi della nutrizione (feeding disorders) e i disturbi alimentari sottosoglia, categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.
Quali sono i sintomi e le cause dei disturbi alimentari?
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile.
I comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le crisi bulimiche (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), il vomito per controllare il peso, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso, un’intensa attività fisica.
Una caratteristica quasi sempre presente in chi soffre di un disturbo alimentare è una percezione alterata che la persona ha del proprio aspetto ovvero il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del suo corpo e delle sue forme, sembrano influenzare la sua vita più della sua immagine reale. L’immagine che rimanda lo specchio è ai loro occhi quella di una ragazza coi fianchi troppo larghi, con le cosce troppo grosse e con la pancia troppo “grande”.
Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche, in particolare la depressione, ma anche i disturbi d’ansia, l’abuso di alcool o di sostanze stupefacenti, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi di personalità. Possono essere presenti comportamenti autoaggressivi, come atti autolesionistici (ad esempio graffiarsi o tagliarsi fino a procurarsi delle piccole ferite, bruciarsi parti del corpo) e tentativi di suicidio.
Questo tipo di disturbi occupano uno spazio molto particolare nell’ambito della psichiatria, poiché oltre a “colpire” la mente e quindi a provocare un’intensa sofferenza psichica, essi coinvolgono anche il corpo con delle complicanze fisiche talvolta molto gravi.
Le conseguenze del disturbo alimentare sulla propria quotidianità:
Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. Per la persona che soffre di una disturbo dell’alimentazione tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili e motivo di ansia, come andare in pizzeria o al ristorante con gli amici, partecipare ad un compleanno o anche solamente mangiare davanti ad altre persone. Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola, ad esempio a scuola o sul lavoro; terminare un compito può diventare molto difficile perché nella testa sembra che ci sia posto solo per i pensieri su cosa si “deve” mangiare, sulla paura di ingrassare o di avere una crisi bulimica.
La sofferenza oltre che essere a livello psichico è a livello fisico, il corpo diviene più debole e perde le forze di affrontare le giornate, alzarsi al mattino, uscire da casa, sopportare il caldo, il sole. Spesso una conseguenza è l’insorgere dell’ anemia: il soggetto che ne soffre non ha nei globuli rossi emoglobina a sufficienza per il trasporto dell’ossigeno verso tessuti e organi, spesso per mancanza di ferro che causa senza dubbio una debolezza profonda.
Solo una piccola percentuale di persone che soffrono di DCA chiede aiuto:
Nell’anoressia nervosa questo può avvenire perché la persona all’inizio non sempre si rende conto di avere un problema. Inizialmente la perdita di peso può far sentire la persona meglio, più magra, più bella e più sicura di sé.
A volte le persone ricevono complimenti durante la loro iniziale perdita di peso e questo può rinforzare la sensazione di star facendo la cosa giusta.
Quando le cose invece cominciano a preoccupare, perché la perdita di peso è eccessiva o comunque comporta un cambiamento importante della persona, molte persone non sanno come affrontare l’argomento. In genere sono i familiari che, per primi, allarmati dall’eccessiva perdita di peso, si rendono conto che qualcosa non va.
Anche per loro però non è facile intervenire, soprattutto quando la figlia o il figlio non hanno ancora nessuna consapevolezza del problema.
Anche chi soffre di bulimia nervosa spesso si rivolge ad un terapeuta solo dopo molti anni da quando il disturbo è cominciato; come nell’anoressia, inizialmente non si ha una piena consapevolezza di avere una malattia, ma soprattutto un forte senso di vergogna e di colpa sembra “impedire” alla persona di chiedere aiuto o semplicemente di confidare a qualcuno di avere questo tipo di problemi.
Il fatto di non riconoscere di avere un problema o di usare i sintomi del disturbo alimentare per cercare di risolvere le proprie difficoltà può avere delle importanti conseguenze sulla richiesta di un trattamento.